«Camminiamo sulla sabbia, l’onda passa e cancella. Le vite finiscono. I giornali vanno al macero. I libri agonizzano nelle biblioteche. Gli edifici crollano o vengono distrutti, diventano fondamenta per altri edifici. Le memorie digitali sono appena nate, nessuno sa quanto dureranno: forse millenni, forse tra pochi anni saranno tutte cancellate, vuote. Il tempo è una somma di infinite ripetizioni con minime variazioni, infinite minime variazioni conducono alla cancellazione di tutto. Presto o tardi. Per il tempo, presto o tardi non fa differenza. Per il tempo, ora è come qualsiasi allora.»
Il romanzo di Giulio Mozzi, candidato al premio Strega 2021, arriva da lontano. Come spiega l’autore, «I primi scartafacci relativi a ciò che oggi si chiama Le ripetizioni risalgono al 1998. Per ventitré anni ci ho lavorato interrottamente, con lunghi periodi anche di oblio; ho ripreso, con non poche esitazioni, nell’autunno del 2018; la scrittura vera e propria, in cui tutto è stato rifatto e rifuso – e molto è stato gettato, e molto di nuovo è stato scritto –, è avvenuta nei mesi di giugno e luglio del 2020. […] Scrivo questo il 27 marzo del 2020, mentre il mondo è in preda alla pandemia, e non so, non sappiamo, se tra qualche mese riconosceremo ancora un valore alla letteratura; né se esisterà ancora un’industria editoriale in Occidente.»
È pressoché impossibile delineare la trama di questo romanzo, tanti sono i frammenti di ricordi in cui Mario, il protagonista, si muove. Molti sono i luoghi dove vivono quelle parti di memoria. Quasi un libro labirinto dove quei luoghi, le persone che li vivono, le parole e le frasi che riempiono le pagine si rincorrono, si allontanano e si ritrovano. Frammenti narrati e ripetuti: ecco, appunto, anche nella narrazione ho trovato “le ripetizioni” del titolo.
Un romanzo non facile ma «questo romanzo è la mia opera, è senza tanti giri di parole l’opera della mia vita – una riepilogazione, un testamento, un addio, vedete voi, forse una profezia –, e se non voglio sfigurare me stesso devo portarlo a termine.»
Luisella
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