Vani Sarca mi ha tenuto compagnia durante la prima “quarantena”: la leggevo la sera, prima di addormentarmi, come un balsamo. Se io, come tutti, non potevo uscire di casa, c’era Vani che mi ricordava quanto fosse bella Torino, la sua collina e Avigliana e tutti i luoghi in cui le sue avventure l’hanno portata durante i cinque romanzi. Che ho letteralmente divorato. Perché finito il primo, non potevo non voler sapere a cosa stesse lavorando ora quella che in un certo qual senso era diventata un’amica. E poi, affezionarsi a Vani ha significato voler bene un po’ anche a Berganza e a Irma e Riccardo e a tutti i personaggi che, con lei e attorno a lei, hanno sfilato nelle sue avventure.
Arriva l’estate e si prova a respirare un po’, seppure con cautela. Le mie letture estive, ahimè, sono state non troppo rilassanti per preparare un concorso che aspettiamo dall’anno Duemilaesempre e si farà nell’anno Duemilaemai.
Poi, ecco l’autunno e di nuovo numeri, percentuali, contagiati, malati, mascherine, DaD o DDI poco importa ma la scuola quella vera non si ferma ed ecco l’uscita de “Il morso della vipera”, il nuovo romanzo di Alice Basso, la “mamma” di Vani Sarca.
Lo prendo e lo tengo lì, nella mia scorta di “piccoli momenti di felicità per nutrire la Resistenza”. Resistere a questa situazione sempre, possibilmente circondandosi di ciò che mi fa bene, come la lettura. Per cui Anita Bo è stata a decantare alcuni mesi in libreria. Poi, qualche settimana fa l’ho iniziata. Inutile negare che Vani mi mancasse tantissimo, che la cercassi in qualche gesto o battuta di questa Anita, apparentemente troppo bella per essere anche intelligente. Incantata dalla descrizione di Torino negli anni ’30 e dalla pertinenza storica dei personaggi, ad un certo punto ho capito che stavo commettendo un grande, grandissimo errore: cercare Vani in Anita non è possibile ed è giusto che non ci abbia trovato la benchè minima somiglianza. Nel momento in cui ho dato una chance a questo nuovo personaggio, la lettura è diventata scorrevole e ho potuto godere di tutte quelle sfumature che a noi, Millennials o quasi Millennials, quasi sembrano scontate.
Anita Bo, figlia di una coppia di tabaccai, ha vent’anni nella Torino del 1935. La Seconda Guerra Mondiale non è ancora nei pensieri della gente, neppure di Mussolini forse, ma i Fasci controllano la vita degli onesti cittadini senza farsi sfuggire nulla e manipolando la verità a proprio uso e consumo. Anita vede davanti a sé un futuro radioso con un bel rampollo di una famiglia di commercianti della città, Corrado, ma nelle sue vene, grazie alla migliore amica Clara e alla ex insegnante di dattilografia, Candida Florio, scorre una voglia molto particolare per quei tempi: il desiderio di emancipazione. Così Anita decide di lavorare un po’ di mesi come dattilografa, pur essendo stata una delle peggiori alunne di Candida in quel senso, e viene assunta presso la casa editrice del signor Muzio Monnè, che pubblica la rivista Saturnalia, settimanale di racconti gialli. Qui mi fermo, perché se no è spoiler ma sappiate che ho imparato più informazioni sulla storia del giallo italiano e sul rapporto tra Fascismo e scrittura da Anita Bo che da qualsiasi altra persona. All’interno del romanzo poi, la vita personale e affettiva di Anita si fonde con un mistero irrisolto, la versione sbagliata della Storia che il Fascismo vuole vendere ai cittadini. E Anita, cresciuta a pane e bellezza, convinta di non possedere nient’altro che la propria figura snella e sinuosa e il proprio visino da diva, scopre di avere un grande talento per le storie.
Le suggestioni che Alice Basso ci regala in questo romanzo (il primo di tante avventure di Anita Bo, speriamo!) sono molteplici: dalle geometrie di una Torino che diventa sempre più espressione del Regime, alle poesie ancora non note a quel tempo in Italia di Edgar Master Lee ma che, decenni dopo De Andrè trasformerà in canzoni e ancora grandi nomi di giallisti americani, Raymond Chandler uno tra tutti. Insomma incontrare Anita Bo e i suoi amici è stata una rivelazione, un piccolo lumino in questo lungo inverno che non è ancora terminato.
Consigliatissimo.
Annamaria
Ti interessa acquistare questo titolo? Vai allo store!
Verifica la disponibilità in biblioteca