Quattro chiacchiere con… Stefano Galardini

Hai accettato di raccogliere la sfida del Concorso, perchè per te la scrittura è… raccontacelo scegliendo tre aggettivi che più ti rappresentino.

Gioco, competizione con me stesso, autoanalisi.

Soffermandoci sull’incipit del concorso e sul racconto che ti ha permesso di classificarti tra i vincitori, da dove è arrivata l’idea per proseguire la tua storia? E i personaggi?

Appena ho letto l’incipit, ho provato la sensazione che la figura nel buio oltre lo schermo dovesse essere un pericolo per chi la stava guardando. Una variabile impazzita che mettesse con il suo gesto a repentaglio le basi stesse della vita e della tranquillità del protagonista. Da quella sensazione istintiva è partito tutto. Attorno ad essa è cresciuto Maxime e le persone che popolano il suo mondo.

Quali sono le emozioni che hai provato ad essere sullo stesso palco con autori affermati al Circolo dei Lettori?

È stata un’emozione davvero particolare. Fisica e mentale assieme. Ho immaginato varie volte una situazione simile, fantasticando su come mi sarei comportato, cosa avrei potuto dire per passare per quello brillante, per dimostrare a chi ce l’ha già fatta che hai stoffa. E poi succede, e come sempre in questi casi la vita non segue le direttive della fantasia: ero semplicemente, completamente felice di essere lì, senza dover dimostrare niente a nessuno. E tutto il resto ha smesso di contare.

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