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Lucinda Riley – Le sette sorelle

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La saga delle Sette Sorelle è la storia avvincente di sette sorelle adottate da un benefattore Pa’Salt, fanatico della storia delle sette sorelle delle Pleiadi, che alla sua morte lascia loro degli indizi per trovare le loro famiglie biologiche con delle coordinate incise su una sfera armillare. Sette lunghi volumi che si leggono tutti d’un fiato. Ognuna delle sorelle ha molto in comune con la mitologica sorella delle Pleiadi omonima, pur restando una donna moderna, risultato ottenuto dalla scrittrice mediante un attento studio del mito di riferimento.

Ogni capitolo della Saga è dedicato ad una sorella ed è una ‘matrioska’ di storie tutte al femminile che ci portano in viaggio nel tempo e nello spazio.

Il primo capitolo è dedicato a Maia, la primogenita, ancora residente ad Atlantis, per stare vicino a Pa’ Salt e per rintanarsi dove il futuro non può trovarla. La sua iscrizione sulla sfera armillare recita ‘Non lasciare che la paura decida il tuo destino’, le coordinate riferite alla sua adozione si riferiscono ad una Villa a Rio de Janeiro. È una telefonata non gradita di un ex fidanzato a spingerla a partire, ma in seguito si scoprirà interessata a scoprire le proprie origini. In questo la aiuterà Floriano, scrittore brasiliano – o carioca come ama definirsi lui- di cui lei ha tradotto recentemente un romanzo. La storia di Maia in men che non si dica ci permetterà di volare indietro nel tempo agli anni della costruzione del Cristo Redentore sul Monte Corcovado, per incontrare l’altra eroina del capitolo, Isabela Bonifacio in Aires Cabral. Il mistero si infittisce e la nostra bramosia di sapere non riesce a prendiligere le vicissitudini di Maia o di Isabela, anelando la verità per entrambe. Scoperta la propria famiglia naturale, Maia finalmente abbandona il passato per costruire il proprio futuro, ormai senza paura come suggerito dall’incisione sulla Sfera Armillare.
Il secondo capitolo è dedicato ad Ally, la secondogenita istintiva ed impetuosa. Come non affezionarsi a lei dopo aver condiviso il dolore per tutti i suoi lutti? Eppure la ricerca delle sue origini le danno una nuova ragione di vita. Si reca in Norvegia dove le sue ricerche incappano nella storia di Anna e Karine, due donne vissute rispettivamente a fine ‘800 e agli inizi della seconda guerra Mondiale, entrambe determinate e sfortunate a ricordare lei stessa. Ancora una volta il lettore non può che fremere per conoscere il destino di tutte e tre le eroine del romanzo. La Norvegia regalerà ad Ally nuove fondamenta per un felice futuro.
Il terzo capitolo è ancora più avvincente ed è dedicato a Star, la sorella timida e riservata a cui dà voce la sua sorella coetanea Cece. Star dopo la morte di Pa’ Salt sente finalmente una forte necessità di emancipazione dalla sua sorella ‘siamese’ e comincia a lavorare in una libreria che il padre adottivo le ha segnalato come primo indizio per trovare la sua famiglia di origine. Lì troverà non solo il suo passato, ma anche il suo futuro. Come non appassionarsi e non immedesimarsi nelle sue vicende e in quelle di Flora, donna inglese vissuta agli inizi del ‘900. Ancora una volta una storia tutta al femminile, una storia di doveri che soverchiano i diritti, un’altra medaglia della storia che leggiamo sui libri di scuola in cui si legge solo del ruolo dell’uomo nei secoli ignorando la dura controparte vissuta dalle donne nei medesimi anni e contesti storici. La nostra mente legge veloce ogni parola per scoprire quale sottile filo lega Flora e Star e quale sarà il destino di entrambe le protagoniste di un romanzo nel romanzo. Il lieto fine per Star ci lascia sperare in un cambiamento epocale rispetto alle possibilità di felicità delle donne, facendoci concludere la lettura con un po’ di leggerezza e di voglia di sognare.

Il quarto capitolo è dedicato a CeCe, la sorella meno estroversa e meno socievole, che si ritrova a rimettersi in gioco dopo la morte di Pa’ Salt e dopo che la sua sorella del cuore, Star, ha spezzato il loro legame esclusivo, ma anche escludente. Tutto le sembra perso, anche la sua ispirazione artistica, per cui soffre di ‘blocco del pittore’. Pertanto parte da Londra alla ricerca delle sue origini con un viaggio che la porterà in Thailandia e poi in Australia, ma soprattutto che la porterà a riscoprirsi diversa da come si credeva e a spogliarsi della sensazione di ‘estraneità al mondo’ e della sindrome del brutto anatroccolo sbocciando per la meravigliosa e interessante donna che è. Ma il quarto capitolo della saga è anche la storia di

  • Kitty McBride, lontana nel tempo e nello spazio rispetto alla protagonista, in quanto vissuta in Australia agli inizi del Novecento, eppure a lei così vicina
  • ACE che Cece incontra in Thailandia e che fugge misteriosamente da qualcosa e qualcuno
  • Dell’Australia dagli inizi del Novecento ai giorni nostri con le vicissitudini di convivenza forzata e non dei Cristiani e degli aborigeni
  • Camira e della sua bambina Alkina, che proteggerà fino a fare da madre a suo figlio

Il romanzo è un perfetto esempio di importante documentazione e studio da parte della scrittrice che non lascia nulla al caso a creare una vicenda di fantasia ma perfettamente contestualizzata e realistica. I personaggi sono disegnati nel dettaglio, senza mai dilungarsi in lunghe dissertazioni, lasciandone emergere le caratteristiche dalle loro azioni e pensieri con un progressiva conoscenza da parte del lettore come succede con un conoscente nella vita reale fino a condurci all’’innamoramento’ nei loro confronti e all’immedesimazione con CeCe, in quanto noi risolviamo i vari misteri attraverso i suoi occhi simultaneamente con lei e i suoi dubbi e domande sono anche i nostri. Si crea in noi la necessità di scoprire chi sia la famiglia biologica di CeCe, cosa desideri lei dalla vita, chi sia realmente ACE, chi sia
Kitty e come sia legata a Cece? La fame di sapere vi farà divorare l’intero romanzo pagina dopo pagina, ma al termine avrete voglia di gustarne un altro.

Il quinto capitolo è dedicato a Tigaete , per la famiglia Tiggy, la più spirituale delle sorelle. La sua storia ci porta in Scozia e poi in Spagna e ci fa viaggiare nel tempo alla scoperta della cultura gitana di inizio e metà ‘900, attraverso le vicende di Maria e Lucia, donne forti che hanno combattuto per difendere la loro famiglia. Riscoprendo insieme a noi se stessa, una nuova versione di sè poi conciliata con la versione di sempre, di pagina in pagina si delinea la Tiggy del futuro, un futuro che vedrà la realizzazione del suo sogno di occuparsi della salute degli animali e che la vedrà muovere i primi passi nel mondo dell’amore adulto.
Il sesto capitolo è dedicato alla più giovane, Electra. Nonostante venga usato il noto schema della storia nella storia, questo capitolo ha un’impronta nuova. Solitamente il passato è il fulcro del romanzo, in questo caso le vicende presenti di Elettra sono la componente preponderante. La storia di Electra è ancora più dettagliata come se l’autrice avesse imparato di libro in libro, così come noi, a conoscere più nel profondo i suoi personaggi ed è densa di significati importanti tanto quanto la storia di Cecily con cui scopre un legame. Electra è L’espediente per toccare temi importanti come la depressione, la tossicodipendenza, i centri di riabilitazione, l’AIDS e il razzismo. Ancora una volta una storia completamente inventata è assolutamente realistica e veritiera in quanto intrisa di studio e informazione. Pagina dopo pagina impareremo ad amare Elettra, un po’ indigesta in qualità di comparsa negli altri capitoli, e a fare il tifo per lei, così come ameremo Cecily le cui vicende ci trasporteranno in Kenya. E il grande finale ci mette la pulce nell’orecchio: il buon George Hofmann avrà veramente trovato la sorella perduta? E poi che significa?

Il settimo capitolo della Saga è dedicato alla sorella perduta, la mitologica sorella di cui tutte hanno sempre chiesto conto a Pa’Salt: ‘Perché manca la settima? La risposta è sempre stata ‘Non l’ho trovata’. Le sorelle in procinto di partire per una crociera in onore di Pa’Salt decidono di voler trovare, sulla scorta di indizi raccolti dall’avvocato di famiglia, la famosa settima sorella. L’idea appare quantomeno forzata. Ci si domanda che significhi che un uomo cercasse una bambina precisa per adottarla e non l’abbia trovata e che senso abbia cercarla ora se non fa parte della famiglia. A tratti ci si domanda se non sia una trovata per scrivere l’ennesimo volume dopo il successo di tutti i precedenti. La storia delle sorelle D’Aplies questa volta si intreccia con quella di Merry, di Meggie, di Nuala, personaggio riuscitissimo, e dell’IRA ai tempi delle guerre d’indipendenza dell’Irlanda.

Ancora una volta le protagoniste sono donne coraggiose, eroine parallele della storiagrafia ufficiale i cui protagonisti sono uomini. Nonostante la sensazione di forzatura sopra descritta, i fatti narrati e i personaggi così ben costruiti catturano l’attenzione del lettore nell’ennesimo viaggio nel tempo e nello spazio con ambientazioni tra il i primi decenni del ‘900 e inizi del 2000 e tra Ginevra, Nuova Zelanda, Irlanda, Londra, Canada, fino al termine del voluminoso tomo.

Il settimo capitolo si conclude non solo fugando qualsiasi dubbio circa l’infondatezza della ricerca stessa della sorella perduta, ma anche con un perfetto e clamoroso assist che prepara ad un goal spettacolare che verrà messo in rete con l’ottavo capitolo ancora non uscito in italiano, capitolo dedicato alla vita di Pa’ Salt. Verranno svelati tutti i segreti disseminati qua e là nei sei volumi precedenti? Noi e le nostre amate sorelle avremo tutte le nostre risposte?

Patrizia

 

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Piero Colaprico – Requiem per un killer

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Chi è davvero Marco Michele Sigieri e come deve sentirsi da quando gli hanno annunciato che morirà per un sarcoma? Chi è si fa presto a dirlo: un killer professionista, irreprensibile e alquanto fantasioso che agisce per conto del calabrese don Benigno Morlacco, potente e ricchissimo boss di una delle ‘ndrine che da anni si sono stabilite in Lombardia e fanno il bello e il cattivo tempo impossessandosi di industrie, commerci, aree edificabili. Ma Marco Michele – Emme Emme per gli amici – è anche un sovrintendente della Omicidi pluripremiato per la sua indefessa attività di tutore dell’ordine. Un uomo ambiguo? Doppio? Forse, ma qui si pone la vecchia domanda su quanto la Giustizia abbia a che fare con la Legge. Già, perché Sigieri, omicidi commissionati dal boss a parte, ha in mente un piano preciso da giustiziere e intende portarlo a termine prima che il sarcoma termini lui. A sparigliare le carte arriva la richiesta del boss di occuparsi di una bella e determinata Top Manager, Mira Scarlatti: o accetta le condizioni di Morlacco o, ahimè, deve morire. Marco, che ha giurato di far fuori chiunque, ma mai donne e bambini, non può tirarsi indietro. Salva Mira imponendole di accettare l’accordo e un attimo dopo se la ritrova a fianco come complice, pronta a far fuori il Morlacco con il suo aiuto. Ciò che accade in seguito lo lasciamo scoprire ai lettori che non mancheranno di sorprendersi, divertirsi e tremare.

Di sicuro Piero Colaprico ha creato con questo libro ironico e a tratti surreale, un personaggio straordinario e indimenticabile per simpatia e illimitate capacità di sopravvivenza; un personaggio che è anche un formidabile lettore e proprio nei libri ha trovato il modo di andare avanti nel suo mestiere (nei suoi mestieri) senza impazzire:
Riprendo in mano il sommo romanzo che avevo iniziato ieri: leggere è davvero stata la cosa migliore di tutta la mia vita. Imparare a leggere e appassionarmi ai libri è stata una medicina. I libri, come ha scritto Umberto Eco, se sono ben confezionati ti sollevano dalle tue scarpe e ti fanno calzare le scarpe dei personaggi. Diluisci la tua vita reale con le vite immaginarie o – mi sono sempre chiesto – realissime? Cioè, quanti scrittori scriverebbero così bene se non conoscessero alla perfezione il materiale umano che maneggiano?

Un personaggio che non smette di porsi domande su ciò che fa e gli accade intorno e ha piena coscienza – lui, poverissimo calabrese di nascita, arruolato dalla ‘Ndrangheta fin da ragazzino per ripagare il debito di studi e mantenimento – di cosa sia la mafia e non solo quella che tale si dichiara:
La mafia non è solo quella con cui lavoro io, la mafia è tutto quello che copre le verità sotto i veli dell’amicizia, dell’appartenenza, della vigliaccheria, della comodità, dell’idea molto italiana che il potente non va sfruculiato: perché, metti che magari si ricorda.

Un libro, questo di Colaprico, arguto e pieno di sorprese, emozionante e divertente, dai dialoghi brillanti e dai personaggi – tutti, senza eccezione – estremamente reali.

Francesca

 

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Henrik Eberle / Matthias Uhl – Il dossier Hitler

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Ottima lettura per chi ama la saggistica. Un documento unico nel suo genere. Nato dalla curiosità di un dittatore per l’altro, di un sadico per i sadici!

Stalin, acerrimo nemico di Hitler nonché causa della sua sconfitta sul fronte orientale e capitolazione finale, ammirava il suo alterego nazista con cui condivideva la filosofia che la base del potere e del rispetto fosse da ricercare con la forza e il terrore. Tuttavia biasimava Hitler per il suo essersi focalizzato sul pensiero antisemita che pensava lo conducesse lontano da una possibile politica vincente.

Gli criticava altresì di non essere riuscito a mantenere freddezza e capacità strategica. Dopo l’arresto dei suoi più stretti collaboratori personali, ossessionato dall’idea che non si fosse realmente suicidato e dalla volontà di conoscerne meglio la psiche, incaricó di redarre un scritto che raccogliesse gli interrogatori dei suddetti accuratamente confrontati fra loro.

Ci si trova davanti ad un documento unico nel suo genere per quanto filtrato dalle ordinanze bolsceviche intente comunque a compiacere Stalin che odiava essere contraddetto nelle sue opinioni e pregiudizi. In questo scritto ci si trova faccia a faccia con Hitler uomo, non solo Fuhrer, con le sue fragilità, le sue amicizie, i suoi affetti, le sue delusioni di fronte ai tradimenti, la reale folle convinzione di essere il prescelto per salvare la Germania e creare un’Europa ariana.

Negli ultimi capitoli quando è vicino alla disfatta il lettore si ritrova a impietosirsi per lui a concepire la sua disperazione, per poi ricordarsi subito dopo tutti i suoi crimini. Un altro interessante risvolto della medaglia che fornisce una differente chiave di lettura e lascia comunque un grosso interrogativo: ‘come è riuscito con il suo carisma a trasformare la follia di un singolo in follia di massa?’

Patrizia

 

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Gianni Rovida – Dove vanno a dormire le stelle

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Dove vanno a dormire le stelle? Se volete saperlo dovete leggere questa storia, che vi porterà ad assaporare l’odore e il profumo delle campagne, la voglia di essere liberi, imparare cosa è l’amicizia vera, ma soprattutto vi insegnerà a respirare.

Sembrerà di essere seduti nella platea di un teatro ad ascoltare il racconto di un ricco e facoltoso “nonno” che lascia in eredità al suo autista (in auto con lui) la storia di una vita, chiedendogli di farne buon uso.

Da cosa si legge “farne buon uso” è scrivere la sua storia in quello che potrà diventare un libro, io ne ho percepito che questo racconto dovesse essere di insegnamento a chi lo ascoltava.

Una volta non c’erano scritti, ma le storie di vita erano racchiuse in racconti davanti al fuoco, aneddoti, spaccati di vita, racconti, i vecchi che raccontavano ai giovani che avrebbero dovuto portare avanti le testimonianze di una vita passata.

Si respira libertà: la campagna, i campi coltivati, i calli sulle mani, il dare cibo agli animali, il profumo del “putagè”, i bambini che corrono spensierati senza paure e senza aspettative, accogliendo le più piccole scoperte.

Leggendo questo libro sono tornata bambina: tante volte la nonna mi raccontava, tante volte passavamo ore a rievocare sui ricordi di bambina e già di giovane donna cresciuta nelle campagne e soprattutto nei ricordi il profumo del putagè dove lentamente stava cuocendo il ragù.

Sulla copertina una bellissima giostra, leggete e scoprire quale sarà il ruolo di questa meravigliosa giostra d’epoca oltre a scoprire dove dormono le stelle.

Simona

 

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Davide Longo – La vita paga il sabato

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Davide Longo è stato uno dei tre finalisti al Premio Scerbanenco del 2022 e di sicuro non c’è da meravigliarsi. Quarto volume delle avventure di Vincenzo Arcadipane “…commissario di origine lucana, cinquantadue anni, la cui aria da uomo qualsiasi non deve ingannare” e del suo ex capo, l’enigmatico e profondamente intuitivo Corso Bramard, La vita paga il sabato racconta una vicenda di amore e vendetta, una vendetta studiata nei minimi dettagli e consumata dopo lunghi anni di attesa – da cui il titolo: anche se tardi, la vita finirà sempre per presentarti il conto da pagare.

Tutto inizia con il ritrovamento dell’anziano produttore cinematografico Terenzio Fuci, il cui cadavere giace al posto di guida della sua auto abbandonata su un prato nel piccolo borgo di Clot adagiato in una valle non lontana da Cuneo, la stessa dove molti anni prima il fratello imprenditore di costui, Amilcare potente uomo della Democrazia Cristiana e del Vaticano, aveva voluto la costruzione di una diga. Si sa che in quell’auto, insieme a Fuci, c’era la moglie, Vera Ladich, un tempo attrice famosa e nota per il suo sguardo profondo e inquietante, nata a Clot con il nome di Anna Mattalia. Vera è scomparsa. Rapita e poi uccisa come il marito? Forse. Ma da chi e perché? E per quale motivo Terenzio e Vera erano a Clot dove non venivano da tempo immemorabile? Chiamato a indagare con la sua squadra formata dal fido Pedrelli e da Botta e Lavezzi, Arcadipane recupera anche Bramard reduce da una brutta operazione. Ma Clot, lungi dall’essere il tranquillo e sonnolento borgo che chiunque si aspetterebbe di visitare, nasconde ben altri e antichi segreti. Toccherà a Bramard far luce su di loro grazie a una ricerca più storico-antropologica che poliziesca, mentre Arcadipane, con non poca fatica e molti viaggi, ricostruirà una storia di dolorosi inganni, ricatti, malattie e misteri ben celati.

Arcadipane e Bramard sono ‘sinonimi e contrari’, caratteri diversissimi, ma complementari, come due matematici capaci di risolvere la stessa equazione seguendo strade diverse. Intorno a loro si muovono l’ex moglie di Arcadipane, Mariangela, e la sua compagna Ariel – straordinario personaggio -, la compagna di Bramard, Elena, il cane a tre zampe Trepet, gli abitanti di Clot e la stravagante poliziotta Isa. Esilaranti le elucubrazioni del commissario sui tic e le manie dei torinesi, meno quelle sul passare del tempo e il disfarsi del corpo, sulla sua incapacità di comprendere a pieno chi ama o ha amato, di trovare il tono, l’umore e le parole giuste per entrare in contatto con gli altri.

La prosa di Longo ha una qualità insolita e brillante con dialoghi in punta di fioretto e perfette descrizioni dei luoghi e della natura; una capacità non comune di presentare con pochi tratti sapienti i molti personaggi che popolano questo giallo imperdibile.

Francesca

 

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