Luoghi di libri

Tiziana Leone – Gioco mortale

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Con la sua ambientazione precisa come se l’autrice fosse nata e cresciuta tra le strade di New York e il ritmo degno dei più famosi thriller americani, “Gioco mortale” si merita pienamente la menzione ricevuta al premio Garfagnana in giallo.

Il punto forte è soprattutto nell’intreccio: una serie di indizi disseminati dall’assassino guidano il protagonista in una indagine che imbocca continuamente vicoli ciechi, accendendo e alimentando speranze destinate a infrangersi contro un nuovo orrore.

False piste, tutte verosimili in ugual misura, che sembrano portare alla soluzione anche il lettore, solleticato dall’idea di dedurre e indagare insieme a Ray Hayes, per arrivare alla fine, gustandosi la possibilità di “intuire”. Un percorso a ostacoli in cui ciò che non era ovvio, ma abbastanza credibile da risultare una scoperta non banale né scontata, si rivela sbagliato, in un susseguirsi di capovolgimenti e colpi di scena che riportano nel mare del dubbio e dell’adrenalina della ricerca. Tanto più che l’indagine di polizia si trasforma nell’indagine solitaria di Ray, solo contro tutti, vittima della follia di un ignoto persecutore, ingiustamente accusato, colpito nel profondo. Il giovane e carismatico agente è un personaggio con cui non è difficile immedesimarsi, nonostante i suoi punti deboli e i suoi comportamenti spesso al limite.

Permettetemi però di suggerire una chiave diversa: l’eroe vero in tutta questa vicenda, è Ray? O non c’è forse dell’eroismo più nascosto e sottile nella salvezza offerta – e ritrovata – di un personaggio più silenzioso che incarna un termine usato – e abusato – negli ultimi anni: resilienza. A voi la decisione.

Qualunque cosa decidiate, l’esordio letterario di Tiziana Leone resta un piccolo gioello di casa Golem da non perdere.

Mimma

 

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Alice Basso – Una stella senza luce

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Come sempre Alice Basso non delude. I suoi libri sono sempre frizzanti, pieni di nozioni da immagazzinare e una buona dose di suspense.

Siamo sempre in compagnia di Anita alle prese del suo tempo sabbatico prima di convolare a nozze che cerca di riempire facendo tutte le esperienze che non le facciano rimpiangere la scelta. Curiosa, in questo terzo libro ci fa conoscere una Torino cinematografica. La partenza sulla città di tante pellicole dell’epoca, fino allo spostamento di tutta l’azienda cinematografica su Roma.

Non starò a svelarvi niente, potrete leggere e assaporare tutti i dibattiti con Sebastiano, le indagini per capire chi è il colpevole, lo scoprire attraverso le dimore degli attori di una città ricca e benestante, perché anche questa volta la nostra meravigliosa città divide con Anita l’essere il personaggio principale.

I colpi di scena non mancheranno, come nel miglior set cinematografico, come non mancheranno gli sguardi e le parole non espresse con Sebastiano, ma resterà un mondo alla scoperta di nuove storie per la loro meravigliosa rivista all’ombra del fascismo.

Portatevi avanti con la storia, perché il quarto libro di Anita non tarderà ad uscire e ridere con lei e tutti i personaggi che arricchiscono la storia non fa che far bene al cuore.

Simona

 

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Christian Frascella – Omicidio per principianti

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Ancora Contrera, l’investigatore privato più seccante, ostinato, arguto, egoista, incasinato, indolente, abile e inaffidabile: un concentrato di difetti, pregi e contraddizioni continue, che lo rendono un personaggio che si ama o si odia. E quando si ama, in realtà, si è consapevoli del fatto che non si dovrebbe.

Un ex poliziotto corrotto, un ex marito e un padre che non si vorrebbero nel proprio “curriculum”, però…

Però, nonostante questo, le sue indagini, il suo continuo vagare al limite tra il legale e non, il suo vivere i rapporti in una maniera che sarebbe appena tollerabile in un adolescente, le sue pene d’amore e la sua capacità di infilarsi in guai sempre nuovi, ci fanno essere attratti da lui a sufficienza per obbligarci a leggere questa sua nuova avventura. Forse perché speriamo in una redenzione, prima o poi. Carlo Lucarelli, tempo fa sul Corriere della Sera, ne ha dato una magistrale (e come avrebbe potuto non esserlo?) descrizione: “Contrera cerca qualcosa che neanche lui sa cos’è, sé stesso, il senso della vita, l’equilibrio delle cose, la giustizia del mondo, o magari no, solo un po’ di pace, sé stesso, appunto, chissà, e in questa ricerca inquieta e anche un po’ disperata finisce sempre e inevitabilmente per farsi male o ferire le persone che ama, che alla fine è lo stesso”.

Ma la cosa più importante che questo uomo così complicato, di cui non conosciamo nemmeno il nome (ce lo dirà mai?) ci trasporta in un posto che ogni torinese conosce: Barriera di Milano. Il quartiere è in qualche modo protagonista, tanto quanto i personaggi che lo popolano e che si muovono tra le pagine di Christian Frascella. E’ un rione multietnico, in cui la violenza e la criminalità sono all’ordine del giorno e si mescolano con le vite normali di persone normali con lavori normali; è un insieme di realtà incongruenti, che riescono comunque a sconfinare l’una nell’altra, a dimostrazione che qui, come altrove, il confine tra bene e male non è mai netto. Come nei precedenti romanzi della serie, anche stavolta , “Barriera” come la chiamano più semplicemente i suoi concittadini, che da sempre la guardano con gli occhi del pregiudizio ha finalmente l’occasione di mostrare anche tutta la sua profonda bellezza.

Contrera non potrebbe somigliare di più a nessun altro luogo.

Mimma

 

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Paolo Pinna Parpaglia – Inviato a giudizio

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Ma… Inviato a giudizio o rinviato a giudizio?

Bella domanda: il rinvio a giudizio si ha quando il giudice dell’udienza preliminare (GUP) decide di non prosciogliere l’imputato e quindi dispone il processo penale vero e proprio.

Dunque?

Dunque il titolo è un bellissimo gioco di parole per questo legal thriller i cui protagonisti sono una giornalista inviata del “Corriere” e un avvocato penalista, il perfetto connubio per questa storia appassionante e dai risvolti imprevedibili.

Chi l’ha scritta sa il fatto suo: Paolo Pinna Parpaglia è infatti un avvocato penalista di Cagliari, ma vi dico subito che pur entrando nel dettaglio dell’azione giudiziaria, anche per i non addetti ai lavori – come me – la lettura è fruibile e perfettamente godibile. L’autore avrà senz’altro preso spunto dai tanti casi che gli sarà capitato di trattare nelle aule dei tribunali, perché quanto qui si narra non si discosta dalla vita quotidiana, dai fatti di cronaca nera che riempiono i nostri giornali e dalle tante persone che conosciamo e con cui abbiano a che fare, persone che nelle pagine dei romanzi si trasformano in personaggi.

Partiamo da questi. Implicati in una storiaccia che doveva essere un semplice furto in villa e che sfortunatamente si trasforma in un efferato omicidio ci sono tre giovani: un ventottenne drogato perso, uno spacciatore e un figlio di papà.

In una notte di giugno Nicola, il tossico, suggerisce al suo pusher, Priamo, un ragazzo di ventun’anni sveglio ma già pregiudicato per precedenti reati di furto e spaccio, di “farsi una casa”. E’ un colpo facile, Nicola giura di aver avuto una dritta sicura, troveranno senz’altro oro e denaro, inoltre la proprietaria, un’anziana signora, non c’è, non ci sono cani da guardia e Nico conosce persino il punto esatto dove scavalcare per non farsi riprendere dalle telecamere.

La sera del crimine al Palazzone, un edificio diroccato in periferia, ritrovo di anime perse ed esistenze precarie, insieme a Nicola e Priamo c’è anche Kristian, cliente fisso dello spacciatore. Il padre possiede una catena di farmacie, è una famiglia facoltosa e molto in vista, la sua, infatti al giovane rampollo non mancano né i vizi né le risorse per mantenerli. Kristian ha la faccia del bravo ragazzo ma ama trascorrere il fine settimana “caricandosi di bamba”, facendo scorribande con la sua moto e mostrando agli amici il portafoglio pieno di soldi e i muscoli gonfiati in palestra.

L’occasione proposta da Nicola- che Kristian appella con disprezzo “fango” – è una ghiotta opportunità per chi, come lui, non ha bisogno di fare bottino ma vuole esagerare con una spacconata più grossa del solito, una notte di follia in cui far scorrere nel sangue, oltre all’abbondante cocaina, anche una bella sferzata di adrenalina. Priamo inizialmente tentenna, sa cosa rischia da quando, solo sedicenne, ha iniziato la sua carriera di piccolo delinquente entrando e uscendo dalle aule dei tribunali, ma conosce Nicola, che sebbene tossico all’ultimo stadio, stupido non è, e quella sera riesce ad essere molto convincente. Kristian, poi, è carico come una molla e minaccia di fargli perdere la sua ricca clientela, così alla fine accetta e tutti e tre i ragazzi si lanciano in un’impresa che, come ho anticipato, prende una brutta piega. Quando escono dalla villetta, dileguandosi velocemente nella notte, si lasciano alle spalle il cadavere dell’anziana proprietaria, brutalmente uccisa con una coltellata che le ha squarciato la gola da parte a parte. Nicola aveva ricevuto le indicazioni da un misterioso ragazzo, il quale gli aveva commissionato il colpo e lo aveva convinto, dopo avergli letto una lunga lettera, indicazioni che sarebbero state anche indicazioni precise se solo Nico se le fosse ricordate esattamente (o forse no? Forse qualcuno lo aveva voluto incastrare? Chissà…). Fatto sta che la confusione nella sua mente e l’eccitazione del momento non lo aiutano così, grazie alle telecamere che non sono riusciti ad eludere, i tre farabutti vengono individuati e finiscono a processo.

Priamo Bassi ha già il suo avvocato di fiducia, la bella e sensuale Agnese Bacelli, che lo conosce e lo difende da anni. Il farmacista Ascenzi, invece, con i suoi potenti mezzi, arruola un principe del foro, nonché affezionato amico di famiglia, l’avvocato Giandonato Aquilani. Questi è un nome prestigioso sulla piazza, conosciuto, ossequiato e temuto da tutti i suoi colleghi. Aquilani per amicizia e affetto accetta immediatamente l’incarico della difesa di Kristian, pur sapendo che dovrà schierare in campo tutte le sue armi, legali e non, per togliere il figlioccio dal disastroso pasticcio in cui si è cacciato. Mentre Nicola Piavan, il reietto della società, il rifiuto umano, lo spaventapasseri sdentato vestito di stracci, viene difeso da un avvocato d’ufficio che nemmeno si presenta alla prima udienza.

Con queste premesse i giochi sembrano già fatti, anche perché si capisce da subito che la strategia di Aquilani e Bacelli è quella di incastrare Nicola, l’unico imputato per il reato di omicidio, mentre agli altri due ragazzi viene ascritto solo quello di furto e rapina.

A scombinare le carte però ci pensa Giovanna Mameli, giornalista di Oristano, una cinquantenne un po’ chiatta, poco attraente ma molto ottimista e intraprendente, che dopo aver lavorato per trent’anni come collaboratrice esterna di una testata a tiratura locale, lascia l’isola e sbarca con la sua vecchia Ford in terraferma, assunta dal “Corriere” per ricoprire un posto vacante oltre il Tirreno. In Sardegna Giovanna non era riuscita a fare carriera perché ritenuta scomoda, un rompiscatole, una che “aveva sempre lavorato con la schiena dritta, non si era mai piegata alle richieste dell’editore, aveva fatto sempre le scelte moralmente giuste ma strategicamente spagliate. E il giornale una così non l’aveva mai voluta assumere ma non l’aveva neanche mai cacciata perché era brava e i suoi articoli piacevano ai lettori”.

E’ proprio per colpa di Giovanna che il brillante e scafato avvocato Giulio Costa si vede costretto ad accettare di assumere la difesa di Nicola Piavan, raccogliendo l’incarico dall’avvocato d’ufficio, ben felice di sbolognargli il caso che, entrambe, in tutta sincerità, ritengono disperato, sia dal punto di vista umano che da quello giudiziario.

Il romanzo si sviluppa dunque tra l’inchiesta portata avanti da Giovanna e la linea difensiva dell’avvocato Costa. La giornalista è intenzionata a riaprire il caso perché se ne è parlato troppo poco e non si è reso minimamente onore alla memoria della vittima; questa cosa non poteva non insospettirla. Chi era, in vita, Adelaide Santonofrio? Quale era il suo passato ed è vero che non aveva rapporti con nessuna persona del paese? Giovanna impara pian piano a integrarsi nella nuova realtà in cui si è trasferita e grazie alle nuove conoscenze e amicizie ha l’opportunità di sollevare il tappeto e scoprire la polvere che il perbenismo della società vi aveva nascosto sotto. Giulio Costa, dal suo canto, avendo ormai accettato suo malgrado la difesa di un candidato all’ergastolo, sfrutta questo incarico per istruire e far fare esperienza al suo nuovo praticante di studio, Alessandro, esperto in informatica. Ecco un altro bel personaggio, tutt’altro che marginale, che porta freschezza con la sua giovane età e l’entusiasmo del principiante. “Mi raccomando, Giovanna, fai un pezzo superlativo. Racconta quanto è stato bravo l’avvocato Giulio Costa nella scelta del suo praticante”.

Per chi è consigliata la lettura di questo giallo? Per chi ha voglia di vedere come uno scenario noto, come quello in cui si sfidano a duello i ricchi e potenti contro i reietti senza mezzi e senza speranza, si possa ribaltare a forza di colpi di scena e di dettagli seminati con arguzia e maestria; per chi ha voglia di scervellarsi a capire come si potrà mai sbrogliare una matassa che si ingarbuglia sempre più.

Manu

 

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Giampaolo Simi – Senza dirci addio

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Dario Corbo, ex giornalista investigativo e nota firma di cronaca nera – chi ha letto i precedenti libri di Giampaolo Simi lo ricorderà di sicuro – in seguito alla chiusura del giornale per cui lavorava, è diventato il braccio destro della bella ed enigmatica Nora Beckford, figlia del defunto artista Thomas e proprietaria della tenuta/laboratorio La Scuda, in Versilia. Dario cura i rapporti esterni per la Fondazione Beckford e cerca di stare vicino al figlio Luca in attesa di processo per lo stupro e la morte di Aurora Lopez, di cui però il ragazzo non ha colpa, se non quella di aver rifiutato di denunciare i veri autori del crimine.

Pessimi invece i rapporti fra Dario e l’ex moglie Giulia, storica dell’arte, arrabbiata con il mondo e terrorizzata per il destino del figlio, infelice persino con il nuovo compagno e scontenta, sembrerebbe, del lavoro nella galleria d’arte Currè in Versilia, galleria gestita dalla rampante Maddalena spalleggiata dal padre Vincenzo solo in apparenza succube della figlia. E come se non bastasse, Dario deve anche combattere con un pesante problema cardiaco controllando dieta e stress.

Di ritorno dal processo che ha visto Luca condannato, una notizia ancora più sconvolgente attende padre e figlio: Giulia è stata travolta e uccisa da un’auto nella notte, in un luogo isolato poco lontano da Case Marsi un tempo area di sviluppo urbanistico, lavori poi fermati per ritrovamenti archeologici di epoca etrusca, nonché teatro, diversi anni prima, di una strage.

Dario, di fronte al dolore e alla rabbia di Luca per la fine della madre, all’assurdità stessa di questa morte e a molte altre cose che non lo convincono, si lancia alla ricerca dei colpevoli. Sarà un’indagine lunga, difficile, pericolosa e condotta sul filo della legalità. Ad aiutarlo la sua bravura e l’intuito da cronista di nera, la sua ottima memoria degli eventi passati, l’amicizia di vecchia data con il maresciallo Francesco Donati e la testardaggine nell’inseguire indizi anche labili e impalpabili.

Simi costruisce un giallo come sempre ineccepibile nella forma come nella sostanza; dà vita a personaggi con voci potenti e a una trama che mette a nudo corruzione e avidità; non risparmia al lettore le mille sfaccettature dell’animo umano, le sue debolezze, i suoi pregiudizi. E Dario Corbo è una figura magnifica nella sua spietata capacità di vedere se stesso come una creatura fragile e fallace, fatta di mille contraddizioni e tormenti. Un ottimo romanzo dalla scrittura limpida e dai dialoghi perfetti.

Francesca

 

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