Luoghi di libri

Valeria Bianchi Mian, Debora Riva, Laura Salvai – Psicoporno

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Psicoporno è un perfetto cocktail, in cui cultura di amplissimo respiro, psicologia, apertura mentale, assenza di pregiudizio e esperienza sul campo sono miscelati accuratamente!

Scritto da tre psicologhe, ogni racconto è dedicato ad una parafilia, trasformata in un mini-poema epico, una novella, un racconto moderno. Ciascuna parafilia è romanzata a renderla fruibile al pubblico di non addetti ai lavori! Una sorta di make up di ciò che talvolta è considerato solo bizzarro e talvolta è considerato socialmente inaccettabile. Tutto ciò impreziosito con orpelli attinti dalla cultura ellenica, ellenistica, egizia, medievale e più contemporanea. Il risultato è una donna attraente, perfettamente agghindata con un carattere complesso, inafferabile per chi si ferma all’apparenza e svelato progressivamente.

Il punto di vista utilizzato è quello della persona che vive la parafilia, sia che si parli in prima persona, sia in terza persona. In questo modo viviamo dall’interno come per alcune persone il piacere possa emergere solo dalla paura dell’altro, l’accudimento possa essere possessione del corpo altrui a tal punto da volerlo deformare a proprio piacimento e ucciderlo per appropriarsene per sempre, il desiderio possa essere appagato solo con un puzzle di rapporti di cui nessuno è sufficiente, l’attrazione possa essere rivolta ad un oggetto inanimato come una bambola nell’agalmatofilia, un gap d’amore cerchi compensazione nel cibo e questo diventi strumento di manifestazione di affetto fino all’ossessione nel feederismo… non mancano passaggi crudi che ci facciano toccare con mano alcune realtà che con toni differenti risulterebbero edulcorate e poco realistiche. Alcune parafilie sono conciliabili con una vita di relazione per così dire tradizionale, altre interferiscono con la stessa. Si sottolinea come spesso si abbia l’erronea tendenza a considerare patologico ogni atteggiamento non comune, che non si capisce o di cui si ha timore. Si mostra come il piacere spesso abbia un labile confine con il timore e la violenza e come chi è cresciuto, subendo da coloro che dovevano proteggerlo violenza e abuso, potrebbe più facilmente vivere il sesso come associato alla violenza e il proprio corpo come un mezzo di manipolazione, esattamente come è stato un mezzo di piacere per chi ha abusato.

Il testo è intriso di emozioni e pensieri prêt à porter – forse meglio scrivere prêt à essayer – serviti al lettore in maniera immediata, percettibile, rivivibile. Piccole perle di psicoterapia sono disseminate qua e là, lungo il sentiero come le briciole della fiaba di Pollicino. Il lettore ne potrà, se vuole, fare dei mantra da ripetere all’occorrenza per raggiungere la meta, equilibrio e serenità.

Il punto di massima tensione di ciascun racconto spesso non corrisponde con il finale, ma è poco prima. Questo timing potrebbe forse mimare la seduta psicoterapica per come la vivevo io, da fruitrice: durante il colloquio si vivono epifanie, talvolta percepite come destruenti e pervadenti, finalizzate al successo terapeutico e spesso la tensione negli ultimi minuti viene smorzata passando ad un argomento più colloquiale a ritraghettare ad una situazione emozionale che il singolo può utilizzare per lavorare su di sè, ma gestibile in autonomia. Allo stesso modo il lettore frastornato, sbaccalito e talvolta turbato dall’apprendimento del reale significato del racconto, viene riarmonizzato al termine dello stesso. Come se gli si concedesse di sbirciare nella parafilia, per poi sottrarla alla vista per concedergli di tornare in qualche modo ad ignorarla o a convivere con la sua esistenza con distacco.

Non manca un pizzico di ironia, il phard dell’intero make up, che raggiunge la sua massima espressione nel racconto ‘memorie di un dildo’, non un semplice oggetto, ma compagno di avventura e condivisione, capace di accudimento e sentimenti verso chi ha bisogno di vincere la solitudine.

Concetti di una certa rilevanza vengono affrontati come una sbirciatina intensa, ma veloce! Insomma una sorta di sightseeng city bus delle parafilie umane, su cui vi invito a fare un interessante giro!

Patrizia

 

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Alberto Pizzi – Ritroverò Leonardo?

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Bello, complesso il giusto e intrigante l’ultimo giallo fresco di stampa del verbanese Alberto Pizzi, libero professionista, amante della corsa e giallista provetto. Non solo con il precedente volume del 2021 I disegni perduti di Leonardo, ma grazie alle proficue partecipazioni nelle varie edizioni delle antologie Delitti di lago (Morellini Editore).

Anche in questo libro appaiono i disegni che Leonardo Da Vinci aveva approntato per una raffigurazione dell’Ultima cena e che, come l’autore racconta, si credeva fossero andati perduti durante un naufragio poco lontano dal paese di Feriolo sul lago Maggiore nel 1494. In realtà così non fu e i disegni finirono nelle mani inconsapevoli di tale Giacomo Braganti, guardiano delle cave sopra Mergozzo. Qui Leonardo tentò di recuperarli senza successo e per la rabbia lanciò una maledizione sui disegni stessi e su chiunque se ne fosse impossessato.

Molti anni dopo, per l’esattezza nel 2022, il proprietario della splendida villa Margherita sul Lago Maggiore, Attilio Paranzi Marelli, incarica il suo avvocato Francesco Revello di vendere la magione a un italo-americano disposto a sborsare ben otto milioni di dollari per l’acquisto. Revello e la collega Silvia Raineri dovranno incontrarsi a Verbania con l’avvocato italiano dell’acquirente, Massimo Bardelli, ex genero del Paranzi Marelli e odiatissimo dalla figlia di costui, nonché ex-moglie, Margherita. Revelli e Bardelli, però, si conoscono fin da ragazzi perché hanno frequentato la stessa scuola sebbene non si vedano da tempo. L’incontro legato alla vendita della villa diventa pertanto l’occasione per una rimpatriata, ma la presenza velenosa dell’ex moglie Margherita e le accuse che un vecchio compagno di scuola, ora sguattero nell’hotel dove l’avvocato alloggia, rivolge a Bardelli guastano pesantemente l’atmosfera. Per giunta, il giorno dopo il preliminare di vendita, Massimo Bardelli viene rinvenuto morto in una palazzina andata in fiamme a Feriolo. E qui entra in gioco il maresciallo Antonio Calarco insieme ai suoi sottoposti e con l’aiuto esterno del giornalista Marcello Forni, per un’indagine che si rivelerà estremamente complicata, piena di sorprese e colpi di scena.

Perché mai vendere la bella villa Margherita se il Paranzi Revelli di soldi non ha alcun bisogno? Cosa nascondono le sue cantine, chi ci è entrato non visto e cosa ha portato via? Che legame esiste fra i vari personaggi e chi ha incontrato il Bardelli al porto di Verbania il giorno prima della sua morte? E come mai anche quello strano personaggio ha perso poi la vita cadendo dal battello che lo riportava a Laveno? Troppe domande e poche risposte per Calarco e la convinzione che, al centro di tutto, non ci siano solo delle morti sospette, ma che sia ancora viva e potente la maledizione dei disegni di Leonardo, il ritrovamento dei quali è la vera ragione di ogni tragico accadimento.

Alberto Pizzi, con precisione e accuratezza, trascina noi lettori nelle spire del racconto presentandoci un cast di personaggi di tutto rispetto, ciascuno ben descritto e vivissimo. Un libro avvincente e pieno delle meravigliose atmosfere di uno dei laghi più belli d’Italia.

Francesca

 

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Desy Icardi – La fotografa degli spiriti

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E’ passato un po’ di tempo da quando ho letto “L’annusatrice di libri”, e ritrovare l’avvocato Ferro è stato un piacere.

Ne “La fotografa degli spiriti”, accanto alla storia di Pia e della sua speciale dote di “vedere” l’anima delle persone al di là dell’apparenza, troviamo un giovane Edmondo, alle prese con le bizzarre trovate del suo migliore amico, i capricci della amata cugina, le aspettative e gli ordini dello zio e, soprattutto, con la tenerezza del primo avvicinamento all’amore, che conosce bene per le vicissitudini dei personaggi dei suoi inseparabili romanzi, ma che la vita reale non gli ha ma concesso di trovare per se stesso.

Due storie parallele, accomunate dall’illusione: una in cui il filo conduttore è la miseria che condanna a compromessi e sacrifici; vite in balia di promesse di riscatto che attirano oltre oceano, ma che nessuno può sapere se non si riveleranno chimere, addirittura peggiori di quello che si sono lasciati alle spalle. L’altra in cui i sogni diventano il pane di cui truffatori senza scrupoli si nutrono per riempirsi le tasche a spese dell’ingenuità di ricchi annoiati e fragili.

L’apparenza, che è il binario sui cui viaggia inevitabilmente la vita dei personaggi, si rivela, però, a un obiettivo particolarmente sensibile: l’occhio di Pia, che mette a nudo ciò che i sorrisi e le pose di circostanza nascondono. E chi meglio di lei, con il dono di vedere oltre, potrebbe essere più affine a Edmondo? Due anime predisposte a entrare, seppure in modo così diverso, nel cuore delle persone, scandagliandone la profondità e mettendone a nudo le debolezze, i sentimenti, le angosce.

Due vite così diverse, con prospettive inconciliabili, non potevano che incontrarsi e regalarsi, sfiorandosi, la libertà di cui entrambi hanno realmente bisogno: essere “visti” davvero, in un mondo che li ha sempre messi al margine della scena.

Mimma

 

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Piergiorgio Pulixi – Per mia colpa

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Libro che mi ha rapito il cuore. Giulia Riva non delude, tiene incollata alle pagine del libro senza mai commettere errori. E’ un crescendo di emozioni, di una delicatezza infinita dove non solo le indagini sono incalzanti, ma anche il rumore del cuore e delle decisioni rompe il silenzio.

Accontentarsi mai, cercare la felicità sempre.

Cagliari fa da sfondo, culla, è dolce, ma anche spinosa.

Elisa è la più forte di tutti: sua mamma è scomparsa, ma lei crede che sia ancora viva e fa di tutto per ritrovarla.

Questo libro è un intreccio di sentimenti, rabbia, delusione, amore, perseveranza, tenacia, tristezza, che portano non solo alla risoluzione del caso ma alla quiete dell’anima e del cuore.

Leggerlo aiuta ad uscire dalla routine per farsi domande a cui spesso non ascoltiamo le risposte, per comodità, per leggerezza, ma in questo caso la serenità è l’obbiettivo di Giulia e forse è stato anche un po’ il mio.

Simona

 

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Niccolò Ammaniti – La vita intima

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Sono trascorsi anni dall’ultimo romanzo di Niccolò Ammaniti e, diciamolo, se ne sentiva la mancanza.

Il nuovo lavoro ci presenta una protagonista e un’ambientazione, a prima vista, diversi da quelli a cui ci eravamo abituati: Maria Cristina, una donna adulta, eletta addirittura dalle riviste del settore come la più bella del mondo, moglie del premier italiano, che si muove in una Roma fatta di feste e saloni di bellezza, programmi televisivi e occasioni ufficiali.

Ma, sotto la superficie tornano gli ingredienti tipici dei romanzi di Ammaniti: la maremma, porto sicuro della protagonista, fa capolino con la sua vita “bucolica” in netto contrasto con il caos e la fretta romani; la nota stonata è, soprattutto, la mancanza degli adolescenti, padroni indiscussi finora delle storie di Ammaniti. Ma, a ben guardare, non è forse la Maria Cristina adolescente che viene fuori con le sue paure e le sue debolezze quando la “vita intima” viene messa a rischio? Quando il passato torna e porta con sé gli strascichi di traumi mai risolti ed esperienze dolorose mai affrontate, non è forse uno spettro adolescenziale che ricorre nella sua mente e la indirizza, nel bene e nel male?

Lo stile non è cambiato minimamente invece: la stessa ironia, la stessa capacità di incalzare il lettore in un crescendo di tensione che lo tiene attaccato alle pagine; la medesima dose di sottile crudeltà insita nel suo modo di descrivere la realtà, senza fronzoli, che sia quella della vita interiore o della quotidianità; lo stesso sguardo impietoso, privo di “ buonismo “ e formalismi; un linguaggio pulito, scorrevole, asciutto a tratti, che ben si adatta alle profondità della nostra anima e del luogo in cui nasconde desideri, pulsioni, pensieri inconfessabili: il posto in cui ognuno di noi confina quella vita così tanto intima da dover essere difesa a tutti i costi dall’intrusione dello sguardo altrui. E se paradossalmente dovessimo renderla pubblica per poterci finalmente fare i conti ed essere realmente liberi dalle catene che noi stessi ci siamo stretti intorno?

Con questo interrogativo Ammaniti ci guida in un viaggio nella mente confusa e nell’anima sconvolta di Maria Cristina, in un alternarsi di lucida analisi e sconsiderata folle confusione, per arrivare ad una delle tante risposte nella quotidiana ricerca della felicità.

Mimma

 

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