Luoghi di libri

Fabrizio Vangelista – Porto di mare

Vai alla scheda del libro

Porto di mare è una fermata della metro milanese nel quartiere del Corvetto poco sopra San Donato Milanese. Una zona che mescola vecchi edifici fatiscenti abitati da un’umanità marginale con aree verdi e palazzi moderni, in una commistione tipica delle grandi aree urbane. Emarginati, drogati, gang criminali, extracomunitari popolano questa porzione di periferia e costituiscono il cast del giallo di Fabrizio Vangelista. Un giallo che è forse più un romanzo sociale, molto duro, molto disperato e molto umano.

Marta – una vita deludente alle spalle, una famiglia di origine affollata di presenze, una violenza carnale da dimenticare – vive in uno di questi vecchi edifici. Nello stesso palazzo abitano, fra i tanti, Luciano e Tony. Ed è con Luciano che Marta spera d’iniziare una nuova storia. Perché le piace, le piacciono i suoi occhi buoni ed è convinta che anche lui provi qualcosa per lei. Ma la sera in cui dovrebbero incontrarsi, lui non compare. Marta attende a lungo seduta sulla loro panchina preferita e infine decide di bussare alla porta di Luciano. Lui è lì, in poltrona e sembra dormire. In realtà è morto e tutto fa pensare a un’overdose di eroina. E così la ritiene la polizia. Ma Tony non ci crede: sono più di vent’anni che Luciano è pulito. Anche Marta ne è convinta, non si rassegna e decide di scoprire chi ha ucciso Luciano e perché lo ha fatto.

Pensò alla vita ingiusta e al destino crudele che si era abbattuto ancora una volta su di lei, povera disgraziata. Poi si ricordò di aver letto da qualche parte che il destino altro non è che un modo per definire la rassegnazione di quelli che non hanno la forza per padroneggiare la propria vita. Si accese un’altra sigaretta.
«Troverò chi l’ha ucciso. Fosse l’ultima cosa che faccio», si disse.

Marta fruga fra le cose del morto e scopre un’agendina. Un’annotazione la colpisce: Luciano si vedeva spesso in un boschetto popolato da tossici nella zona di Rogoredo con una certa Greta.

In parallelo alla vicenda principale scorre quella dei malviventi di zona: il capetto che si fa chiamare il Barbaro e dichiara di appartenere al gruppo fascista Lineadura impegnato a cacciare zingari ed extracomunitari dal quartiere. In realtà fa affari con loro e si appoggia ai giovani Nathan e Ruben spedendoli a rapinare farmacie o a spacciare nel parco popolato da tossici nella zona di Rogoredo. Lo stesso parco dove Marta si aggira alla ricerca di Greta nella speranza che possa fornirle un movente per la morte di Luciano.

Vangelista mostra di essersi accuratamente documentato su questo mondo marginale e dolente, esseri umani che camminano al nostro fianco quasi senza che ci si accorga di loro. E se questo accade, spesso chiudiamo gli occhi per non vederli come sembrano fare le forze dell’ordine nel libro, forse perché la guerra contro la droga sembra persa in partenza. Eppure, per quanto disperata e avvilente possa essere la trama di questo buon romanzo, essa contiene nel suo finale molte note positive che spingono a credere che per tutti, senza eccezioni, esiste una possibilità di salvezza e di riscatto, una speranza racchiusa nell’amore, nella comprensione e nel feroce desiderio che la vita prevalga su tutto.

Francesca

 

Ti interessa acquistare questo titolo? Vai allo store!

Amazon

Feltrinelli

IBS

Mondadori Store



Verifica la disponibilità in biblioteca (SBN – Servizio Bibliotecario Nazionale)

Visualizza la mappa delle biblioteche (Anagrafe Biblioteche Italiane)

Posted in recensioniLeave a Comment on Fabrizio Vangelista – Porto di mare

Luisa Ciuni, Elena Mora – Elisabetta. L’ultima regina

Vai alla scheda del libro

Per chi è nato come me trovando sul trono la Regina Elisabetta è ora difficile immaginarlo senza di lei. Mezzo secolo a sentir parlare di lei, delle sue stranezza, della sua corazza, del suo modo (intelligente) di non parteggiare per nessuno (se non nel suo cuore): questo libro è illuminante.

Leggerlo mi ha riscosso ancora più simpatia per quel donnino che rimarrà per sempre The Queen, dove cercheremo sempre quei vestiti tutti simili, ma con colori improponibili che nessuno di comune mortale oserebbe indossare: invece per lei erano iconici.

Quante volte ci siamo chiesti cosa contenesse quella borsetta che mai nei suoi settant’anni di regno ha mai lasciato? Tante. Le giornaliste Luisa Ciuni ed Elena Mora anche questa volta ci svelano risvolti dei monarchi che tante volta abbiamo letto su giornali di gossip e su libri di storia, ma con la differenza di non rendere mai noto il loro giudizio anche se si capisce dalle righe quanto l’abbiano amata e stimata.

Un saggio di storia e curiosità che arricchisce senza mai annoiare. La storia di una vita passata a servire il suo popolo, a intercedere per la famiglia e a rendere meno noiosa di noi comuni che abbiamo sempre fantasticato sulla vita a palazzo, sui vestiti e sugli impegni di una monarca che rimarrà sempre nella storia.

Elisabetta sarai sempre THE QUEEN.

Simona

 

Ti interessa acquistare questo titolo? Vai allo store!

Amazon

Feltrinelli

IBS

Mondadori Store



Verifica la disponibilità in biblioteca (SBN – Servizio Bibliotecario Nazionale)

Visualizza la mappa delle biblioteche (Anagrafe Biblioteche Italiane)

Posted in recensioniLeave a Comment on Luisa Ciuni, Elena Mora – Elisabetta. L’ultima regina

Alessandro Perissinotto, Piero d’Ettorre – Cena di classe

Vai alla scheda del libro

Dalla tradizione inglese e più ancora da quella statunitense stanno prendendo piede anche in Italia i “legal thriller”. È un genere che incontra molto successo e, personalmente, anche il mio gusto perché, se fatto bene, non si focalizza solo sul crimine e sulla sua risoluzione, ma soprattutto sulla speculazione psicologica intorno agli imputati e ai testimoni del reato posto a giudizio.

Il protagonista di “Cena di classe” è una new entry nel mondo della giallistica, si tratta dell’avvocato torinese Giacomo Meroni, chiamato a difendere un grigio e mesto cinquantenne, l’ingegner Riccardo Corbini, accusato di uno stupro e un omicidio avvenuti trentaquattro anni prima.

Si ritorna al 1984, quando in una sera di giugno sulla collina di Torino si svolge una festa in cascina, la classica ultima cena di una V liceo, pochi giorni prima dell’esame di maturità.

Partecipano quasi tutti gli alunni, più alcuni professori, che dopo aver allegramente cenato ed essersi scatenati nei balli sull’aia con la musica a tutto volume se ne tornano felici e contenti a casa. Tutti tranne una ragazza, Antonella Bettini. Le amiche non si accorgono della sua scomparsa, credendo che la loro compagna sia salita su una macchina o su un’altra; Antonella invece viene ritrovata nel fienile, seminuda e con la testa fracassata da una picconata.

L’efferato delitto rimane impunito per un lungo tempo, finché nel 2016 viene arrestato uno dei compagni di liceo che aveva partecipato alla festa, Bruno Vallardi. Di quello che da giovane era il maschio più ambito della classe per il suo fisico e la sua aria da “bello e dannato”, da adulto non ne rimane che l’ombra. Sbandato, la fedina penale macchiata da piccoli precedenti penali, Vallardi una sera viene arrestato dopo una notte brava, completamente sbronzo. Dopo avere molestato una donna e aver provocato una rissa, Bruno aveva dichiarato di essere un tipo pericoloso, tanto da aver già ammazzato qualcuno, autoaccusandosi dell’omicidio di una ragazza, precisamente una sua compagna di scuola. Per grande sfortuna del Vallardi un poliziotto sotto copertura, che era intervenuto a sedare la baruffa nel locale, assistite ai suoi sproloqui insieme a diversi altri testimoni. Così, sulla base di un processo indiziario, l’uomo viene incarcerato e il caso chiuso.

Perché allora, a distanza di due anni, il PM Mario Rossi scarcera il Vallardi e produce un’ordinanza applicativa di custodia cautelare e sbatte in prigione Riccardo Corbini? L’uomo, che era stato interrogato a suo tempo, aveva dichiarato, con conferma dei suoi compagni, di non aver partecipato a quella cena. Dunque perché?

Il motivo è la comparsa sulla scena della madre di tutte le prove, quella che nel 1984 neanche ci si immaginava che potesse esistere: un fazzoletto di carta usato, ritrovato sul luogo del delitto, repertato e conservato per tutti quegli anni, con sopra l’impronta genetica del Corbini: la famosa, inconfutabile prova del DNA.

A questo punto si riaprono i giochi, da cold case la vicenda torna ad essere di freschissima attualità e l’avvocato Meroni, coadiuvato dalla sua assistente praticante, la giovane dottoressa Giulia Cannizzaro, deve industriarsi per ricostruire, scavando tra le menzogne e le mezze verità, quello che realmente è accaduto quella notte nel fienile della cascina. Si tratta di confermare il colpevole, condannato da una prima sentenza, oppure di sostituirlo con un nuovo imputato. Salvare un innocente da un possibile errore giudiziario ha un peso diverso che garantire semplicemente al suo assistito un giusto processo, anche se il compito dell’avvocato non è stabilire quale sia la verità, e questo Giacomo lo sa bene.

Ma il punto non è se sia stato lui o meno Giacomo, tu non devi giudicare, lo devi difendere. Il giudizio spetta alla Corte e tu devi fare in modo che la Corte non trascuri alcun elemento che possa giocare a favore del tuo cliente. Ogni tanto ho l’impressione che tu ragioni ancora come quando ti ho conosciuto”.
Cioè?
Che tu ragioni ancora da carabiniere, e non da avvocato”.

…ed è vero perché Il nostro patrocinatore affronta la professione con una doppia anima, quella del carabiniere che è stato, prima di entrare a far parte dello studio legale Actis-Meroni, così come carabiniere era stato suo padre, morto con la divisa addosso nel 1987.

La divisione fra indagine difensiva e indagine investigativa è sottile, ma quella più preziosa, a mio avviso, è l’indagine psicologica, che mette a nudo, piano piano, tutti i personaggi, sia quelli principali che le comparse.

Il romanzo, non dimentichiamolo, è scritto a due mani, dal professor Alessandro Perissinotto, noto giallista con ventennale esperienza editoriale, insieme all’avvocato penalista Piero D’Ettorre, al suo esordio narrativo ma con alle spalle molti anni di lavoro in Cassazione.

La loro collaborazione ha prodotto un risultato ben riuscito, in questo romanzo la penna del Professore ha saputo rendere affascinante e coinvolgente un mondo grigio e fumoso come quello dei tribunali, spiegandocene le dinamiche e ricostruendolo perfettamente, riportando la voce di chi lo ha vissuto e introitato per anni, come D’Ettorre. Diciamo che il lavoro di questa nuova ma già affiatata coppia letteraria si potrebbe assimilare a quello di un regista che opera in sinergia con lo sceneggiatore: uno apparecchia la scena e l’altro la anima. Mi è sembrato che l’esperienza letteraria di Perissinotto, in mash up con quella forense di D’Ettorre, si siano ben equilibrate e la componente tecnica, dettata dall’addetto ai lavori, pur essendo appunto “tecnica”, riesce ad arrivare con efficacia al lettore grazie alla straordinaria capacità di storytelling del Prof.

Non mi resta che aggiungere una cosa: la trama principale è quella che vi ho raccontato, ma esiste una sottotrama, quella che narra di Rossana, la moglie di Giacomo, investita da un’auto pirata l’11 settembre del 2001. Sì, è proprio quella la funesta data, e da quel giorno Giacomo, che ha soprannominato l’investitore Bin Laden, non si dà pace e cerca di dare un finale di giustizia alla disgrazia accaduta alla moglie, rimasta sulla sedia a rotelle. Dunque se in questo primo romanzo si chiude il cerchio intorno al delitto Bettini, la caccia al pirata della strada ci offe un cliffhanger per un episodio successivo.

Alla prossima avventura, avvocato Meroni!

Manu

 

Ti interessa acquistare questo titolo? Vai allo store!

Amazon

Feltrinelli

IBS

Mondadori Store



Verifica la disponibilità in biblioteca (SBN – Servizio Bibliotecario Nazionale)

Posted in recensioniLeave a Comment on Alessandro Perissinotto, Piero d’Ettorre – Cena di classe

Paolo Panzacchi – Fantasmi

Vai alla scheda del libro

Giulio avrebbe tutto per essere, se non felice, almeno sereno: trentacinque anni, un ottimo lavoro, una moglie, Carlotta, ricca e che lo ha amato e voluto a tutti i costi, una bella casa, una macchina potente e una passione per la musica dei Massimo Volume retaggio della sua lunga amicizia con il vulcanico, positivo e creativo Mario.

E proprio qui sta il punto dolente, anzi tragico, della storia, il perché Giulio è un uomo sull’orlo del baratro, disperato, arrabbiato con se stesso, vittima di quella che viene comunemente definita ‘sindrome dell’impostore’: il non ritenersi all’altezza dell’apprezzamento altrui e neppure del proprio, l’idea di essere una nullità che nella vita ha sbagliato tutto. Di essere un Fantasma che nessuno, in realtà, vede.

Lui era migliore di quello che era diventato, di quello che si era costretto a diventare, ma non aveva mai avuto il coraggio di dimostralo, la voglia di prendere la vita per le briglie e portarla dove davvero voleva.

E tutto questo perché, quindici anni prima dell’inizio di questa storia che si svolge nel giro di pochi giorni, mentre si trovava in auto con il suo carissimo amico Mario dopo una serata da sballo, Giulio ha provocato un terribile incidente al quale lui è sopravvissuto e Mario no. Neppure la fuga a Londra e il duro lavoro svolto laggiù hanno cambiato le cose. Neppure il ritorno in Italia, l’inizio di una proficua attività e il matrimonio con Carlotta sono serviti a cancellare il dolore, il rimorso, i sensi di colpa che Giulio si porta addosso come un fardello troppo pesante da sopportare senza l’aiuto di alcool e antidolorifici. La vita con Carlotta è diventata ormai un cumulo di macerie, uno scambiarsi insulti e cattiverie ogni giorno, un accusarsi di superficialità e insensibilità. Oltretutto, lei vorrebbe un figlio, lui no. Lei guarda alla vita. Lui alla morte. Dovrebbero separarsi e smettere di farsi del male, ma nessuno dei due ne ha il coraggio troppo occupati a chiedersi cosa ne penserebbero le loro famiglie, gli amici, la società. Intanto lei ha un amante, Diego, e lui una vita di tormenti e mortificazione del corpo e dello spirito.

Qualcosa di buono potrebbe accadere a Giulio dopo l’incontro con l’enigmatica Greta, di quindici anni più vecchia di lui e come lui strapazzata dalla vita, ma quando si è così tristi e sconfitti è difficile avere la forza per vedere una possibile luce alla fine del tunnel.

Paolo Panzacchi, con prosa accorata e partecipe, trascina il lettore in una spirale perversa e sembra dire, attraverso i suoi personaggi, che le uniche cose in grado di salvarci come esseri umani, non importa quali e quanti sbagli possiamo aver commesso, sono l’amore, il perdono e la comprensione di noi stessi e degli altri.

Francesca

 

Ti interessa acquistare questo titolo? Vai allo store!

Amazon

Feltrinelli

IBS

Mondadori Store



Verifica la disponibilità in biblioteca (SBN – Servizio Bibliotecario Nazionale)

Posted in recensioniLeave a Comment on Paolo Panzacchi – Fantasmi

Emmanuel Carrère – Yoga

Vai alla scheda del libro

Emmanuel Carrère è, soprattutto ma non solo, un maestro della scrittura autobiografica. Compito non facile perché qui barare è quasi impossibile, inventare talvolta si può ma con parsimonia e comunque, la verità o la verosimiglianza dei ricordi restano, pur sempre, elementi discutibili. Cosa ricordiamo davvero e con quanta onestà ricordiamo?

Detto questo, Yoga non parla solo di come praticare questa particolare disciplina orientale, di sicuro non si addentra nelle sue componenti filosofiche, ma si concentra piuttosto sul potere della meditazione e le sue molteplici forme e definizioni. Tant’è che inizia proprio con un seminario sulla meditazione al quale l’autore partecipa con l’intenzione – lui che lo yoga lo pratica da trent’anni – di scrivere un arguto saggio sulla sua esperienza. Siamo nel 2015, Carrère si considera un uomo felice, capace di tenere a bada i demoni che da anni lo tormentano, i cani neri della depressione, ma d’improvviso tutto cambia. È costretto a lasciare il centro Vipassana in seguito alla strage di Charlie Hebdo e la morte di un caro amico. Poco dopo è la depressione a piombargli addosso di nuovo e costringerlo a un lungo ricovero nell’ospedale Sainte-Anne di Parigi uscito dal quale si reca in vacanza in Grecia e passa, per scelta, alcuni mesi nell’isola di Leros come volontario in un centro di accoglienza per migranti.

Queste le tappe fondamentali del libro. Ma Carrère divaga fra ricordi e pensieri, ci racconta molto di più. Ci parla di sé, del suo rapporto con lo yoga, delle donne e degli uomini incontrati lungo il cammino della vita, dei luoghi che lo hanno colpito, della sofferenza propria e altrui, di come la depressione sia un vortice di spaventosa oscurità dal quale nulla, neppure lo yoga, sembra poter salvare chi vi sprofonda, di come gli risulti difficile diventare un uomo migliore e quindi uno scrittore migliore. Ci sono capitoli di assoluta desolazione, altri di meraviglia e bellezza espressi in modo mai scontato e pieni di una saggezza e di una compassione ammirevoli. Ci sono la musica e la poesia che gli hanno restituito il sapore della vita, gli amici che l’hanno arricchita anche se in qualche caso sono morti all’improvviso. Yoga è un percorso fatto di luci e ombre lungo il quale l’autore ci invita ad accompagnarlo, per la sua e la nostra soddisfazione e forse anche per la sua e la nostra liberazione dalla sofferenza e dalla negatività.

Un libro ricco e corposo che comunica bellezza e ricchezza di sentire a noi lettori. Inspirate, espirate e voltate pagina. Non ve ne pentirete.

Francesca

 

Ti interessa acquistare questo titolo? Vai allo store!

Amazon

Feltrinelli

IBS

Mondadori Store



Verifica la disponibilità in biblioteca (SBN – Servizio Bibliotecario Nazionale)

Posted in recensioniLeave a Comment on Emmanuel Carrère – Yoga