Esce nel 2023 per Einaudi la prima indagine di Vanina pre-sequel di Sabbia Nera. Una Giovanna Guarrasi agli esordi, appena trasferita da Milano (per un breve periodo dopo aver lasciato Palermo) a Catania, dove deve affrontare le tante novità di una squadra e di una città nuova.
Non solo la protagonista è in fase di “ambientazione” (spigolosa, ruvida, diffidente), ma anche la scrittura dell’autrice è meno sicura e decisa rispetto alle ultime indagini. Sempre di Sicilia si parla e sempre la magica Catania viene da subito inserita tra i personaggi della storia.
Un’indagine facile e un libro piacevole che aggiunge dettagli alla sua protagonista che abbiamo imparato ad amare e leggere negli anni.
Se non avete mai letto niente del vicequestore potete iniziare da questo, per apprezzarla e amarla per poi proseguire con tutte le sue indagini, sempre più impegnative e per qualche motivo legate da un filo conduttore: trovare l’ultimo ricercato e colpevole dell’attentato che è costato la vita al padre davanti ai suoi occhi di bambina.
Non vi pentirete mai di aver iniziato ad amare questa saga, che miscela sempre astuzia, istinto, la descrizione di un territorio spesso colluso con la mafia, ma anche tanta leggerezza perché i personaggi di Cristina Cassar Scalia sanno far sorride e passare qualche ora viaggiando per una Sicilia bella, piena di luce e buon cibo, dove le persone sanno stare insieme e fare famiglia anche se non ci sono legami di sangue. Imparerete soprattutto tanto sul cinema.
Simona
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Non ho potuto resistere. Non ho potuto stare lontana da pagine di carta che profumano di cloro. Forse perché mi basta chiudere gli occhi e sentire l’odore del cloro e della piscina anche a chilometri di distanza.
Leggendo le pagine di Federica Pellegrini, mi sono immedesimata e finalmente sono riuscita a capire tanti lati oscuri di lei, che ho tifato, che ho guardato, che ho sempre riconosciuto essere una gran atleta, ma che non sono mai riuscita ad amare come persona.
Indiscutibile forza fisica, indiscutibile voglia di migliorare e voglia di vincere, sono tutte sensazioni che nel mio piccolo capisco e forse con meno pressione ho provato, ma ora tante dinamiche mi sono chiare.
Partiamo con il fatto che essere un’atleta donna è spesso più difficile che essere un atleta uomo: la forza fisica spesso è una differenza che allontana e mette in difficoltà, essere una nuotatrice vincente diventa probabilmente un prezzo altissimo da pagare. Un nuotatore agonista passa in piscina con il suo allenatore la maggior parte della giornata, non esiste un fuori piscina, non esiste una vita sociale da condividere con altri adolescenti perché, se tutto ti va bene, inizi la tua esperienza agonistica in tenera età (immagino che non solo per il nuoto valga questa regola). Spesso per allenarti cambi città, e ti senti sperso, i tuoi riferimenti cambiano, la tua famiglia manca, le tue certezze vacillano, ma non puoi mollare: sei un’adolescente in piena crisi ormonale con davanti una montagna da scalare per non cadere.
Quando i tuoi amici di scuola escono, fanno vita sociale, tu vivi in piscina, in quell’ambiente in cui più ti ritrovi e più stai bene. Tutto comincia da quello. Se poi come la Pellegrini diventi vincente, per il mondo devi essere sempre un vincente, perché hai la pressione mediatica, hai la sempre voglia di dimostrare quanto vali, i giornalisti non ti rendono la vita facile, ma soprattutto in tanti casi da una banale parola riescono a uscire con titoli di articoli molto lontani dalla realtà, ma non puoi parlare apertamente e tutto diventa scomodo.
Ci sono amori, ci sono amicizie, ma difficilmente riesci a fidarti e ad aprirti, il tuo mondo ruota intorno ad una piscina, una palestra e le persone che per la maggior parte frequenti fanno parte di quel mondo.
Ho sempre sostenuto che essere un’atleta ha sempre anche un altro aspetto fondamentale (anche quando sali sul gradino più alto): fare sport ti porta a conoscere regole e disciplina, gerarchie, mondi diversi che non possono che aiutarti nel futuro. I sacrifici insegnano, come si impara a perdere, o a sentirsi dire dei no.
Leggetelo per entrare nel mondo di un atleta con un approccio diverso che non è sempre quello dell’essere vincente.
Federica Pellegrini, grazie per quello che hai dato al nuoto, alla Nazione, e ai tanti nuovi atleti nascenti che faranno di tutto per batterti in futuro. In fondo una gara di nuoto è questione di secondi, vincere una questione di centesimi, il tuo nome una certezza e un’icona per tanti. Ricordatevi sempre LA FENICE, buona lettura.
Simona
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Anita, il personaggio più divertente e imprevedibile che mi ha tenuto compagnia quest’estate. Come sempre se avete bisogno di leggerezza e solarità scegliete le letture di Alice Basso, i suoi libri sapranno tenervi compagnia arricchendovi culturalmente (sono sempre ricchi di spunti letterari, musicali e storici) e i suoi personaggi non mancheranno mai di farvi sorridere.
Siamo arrivati al penultimo libro della saga con protagonista Anita, siamo sempre negli anni del fascismo dove una donna quando si sposa deve lasciare il lavoro e pensare soprattutto alla famiglia e in questa storia siamo catapultati nelle Langhe. Ebbene sì, Anita e il suo titolare Sebastiano (ormai identificarlo solo come titolare è diventato riduttivo) si trovano nel bel mezzo della vendemmia a costruire una nuova storia da portare sul giornale per cui lavorano, senza essere censurati dal fascismo. La nostra protagonista fa sempre la dattilografa per la rivista Saturnalia, dove Sebastiano Satta Ascona, suo titolare, traduce storie di giallo americane per la rivista, ma come sappiamo dai precedenti libri, i due si sono inventati personaggi di fantasia e la storia sono proprio loro a scriverla: questa storia è comunque sempre un fatto di cronaca camuffato per non essere censurato.
Saranno i colori delle vigne, l’operosità della vendemmia, una terra nuova, la scoperta di una tragica morte, gli indizi che riusciranno a raccogliere per arrivare al colpevole del dramma, a riempire le pagine di questo piacevole libro, dove alternando sempre sapienza e attento studio, Alice Basso fa risaltare l’amore per la cultura e la letteratura.
Amore. Speriamo che l’amore trionfi sempre, a buon intenditor poche parole, leggete il libro e capirete quanto siano eterni i giorni che ci separano dal quinto e ultimo libro della saga.
Simona
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Mazzeo, o Mazzeo! Finalmente ti ho conosciuto. Affascinante e dannato. Era proprio vero quando mi dicevano: Mazzeo o lo ami o lo odi.
Sicuramente tecniche e approcci poco ortodossi per un poliziotto, ma certamente leggendolo ti ricorda un po’ il Robin Hood della situazione. Piergiorgio Pulixi è infinitamente bravo con le parole, riesce ad inserire nella mente del lettore quel giusto peso tra la voglia di chiudere il libro, tanto è il nervoso che suscita, e la voglia di capire se Biagio Mazzeo riesce in qualche modo a trovare una via corretta per una risoluzione del problema.
Il narcotraffico fa da sfondo ad una banda di poliziotti corrotti con a capo Biagio la narrazione di “Una brutta storia”. L’autore riesce ad uscire dal politicamente corretto, toccando sfaccettature del mondo reale e creando un connubio con la fantasia dando vita ad un libro forte, adrenalinico e psicologico.
I personaggi sono taglienti, tutti con passati e presenti di impatto, i dialoghi sempre asciutti e diretti.
La domanda che aleggia per tutta la durata del libro è “come posso combattere il narcotraffico, se non entrandoci direttamente dentro per cercare di tenere a bada le bande rivali?”
Ho amato e odiato Mazzeo, dal lato dolce ma in fondo una gran carogna, forse unico modo per sopravvivere dopo essere cresciuti in mezzo ad una strada, innamorato perdutamente di una donna fragile e da proteggere.
Se vi piacciono i libri “prepotenti”, di impatto, che lasciano senza fiato e che spesso impressionano non solo per il lato psicologico, questa è la vostra storia e arrivando alla fine avrete decisamente bisogno di tempo per lasciarlo sedimentare dentro di voi.
Io nel frattempo vado a leggere il secondo libro della saga Mazzeo. Grazie Piergiorgio, anche questa volta i tuoi personaggi hanno lasciato il segno, le tue storie sono entrate nel profondo e leggerti ha fatto la differenza. A presto Mazzeo!
Simona
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Ammetto che avevo aspettative altissime quando ho preso in mano questo libro. Andrea (questa volta posso permettermi il nome proprio perché è un amico) non delude.
Era ancora in fase di realizzazione e già sentivo parlare di Nonno Natale. “Lungomare nostalgia” è un viaggio, un bellissimo viaggio della storia di noi nati negli anni Settanta e del rapporto che avevamo con i nostri nonni. È vero, ho pianto leggendo, perché per tanti motivi lo scrittore ha messo la storia di noi che i nonni li abbiamo vissuti come nonni (poco e intensamente).
I nostri nonni non educavano, i nostri nonni “viziavano” e ti crescevano raccontandoti la loro gioventù, la guerra, gli stenti, i balli a palchetto, ed era un’eredità che ti tenevi ben stretto, ma non sapevi, perché non te ne rendevi conto, che avresti dovuto inciderla in un nastro per riascoltarla in età adulta.
I nonni ti insegnavano i mestieri, ti facevano fare prove di coraggio per crescerti senza paura, i nonni erano le coperte di Linus quando i genitori erano lontani, i nonni spesso li godevi quando l’asilo era chiuso e i genitori lavoravano.
In Lungomare nostalgia, c’è tutto questo prendere coscienza nel momento della perdita di nonno Natale. E’ bello camminare con Andrea in mezzo a queste pagine, c’è dolore, c’è nostalgia, ma c’è sempre la fiammella futuro, speranza, ricordi, e gioia che lo accompagnano.
Sì i nonni sono supereroi, i nostri personali supereroi, quelli che possono tutto anche quando tutto diventa difficile, sono quelli che in un modo tutto loro ci fanno vedere il mondo con una sfumatura diversa, hanno sempre una magia diversa per non deluderci.
I nonni hanno iniettato nel nostro DNA qualche pozione magica che ci rende un po’ quello che siamo.
Il libro di Andrea Malabaila è da leggere assolutamente, non solo non delude, ma fa riflettere su quello che non abbiamo più, sulla magia di quello che era un Natale meno commerciale, su quello che voleva dire andare a spasso con il nonno e insieme prendere un aperitivo. Unico consiglio: fazzoletti alla mano che servono durante questo meraviglioso e singolare viaggio.
Simona
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