Luoghi di libri

Toshikazu Kawaguchi – Finché il caffè è caldo

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In quanto tempo si raffredda un caffè? E soprattutto quando un caffè si considera freddo? A temperatura ambiente? Quando è tiepido? Nonostante questi cavilli è innegabile che il tempo di raffreddamento di un caffè sia un tempo breve.

In una storica caffetteria giapponese basta solo sedersi ad un tavolino per viaggiare nel tempo, ma il viaggio dura solo finchè il caffè resta caldo e poi va bevuto per non restare intrappolati nell’altra dimensione. Viaggi nel tempo per riparare errori, chiarire questioni in sospeso e pronunciare frasi non dette, tutto al fine di poter essere felice. Messaggi importanti sottesi nelle vicende dei diversi viaggiatori nel tempo.

Come si costruisce la felicità? Richiede piccoli gesti come prendere un caffè. Richiede coraggio, il coraggio di un viaggio ignoto nel tempo e il coraggio di riparare a scelte sbagliate. Per ottenere la felicità è necessario riparare i nostri irrisolti, interni a noi stessi o con i nostri cari e lo si può fare con un gesto che può sembrare enorme ma che alla fine richiede poco tempo, giusto ‘Finchè il caffè è caldo‘, e che non è impossibile. D’altronde è possibile viaggiare nel tempo. Per essere felici è fondamentale riparare il passato, perchè non è detto che il futuro ci offra la possibilità di ottenere il medesimo risultato (i viaggi nel futuro sono i più incerti) e per non portarci dietro un grosso fardello emotivo che alieni il presente. E se non si riesce a rattoppare il passato si rimane incarcerati in esso come coloro che si scordano che devono bere il caffè finchè è caldo per poter tornare al presente perchè fagocitati dal dolore del loro passato.

La vita ci fa incontrare le persone che ci possono rendere felici in maniera inusuale, in luoghi banali come una caffetteria. Ci sono persone votate alla felicità altrui, ma rischiano ,come Kazu, di scordarsi della propria, mentre si può occuparsi degli altri passando di tanto in tanto il testimone a qualche altro piccolo venditore di felicità. Il segreto è tramandare la cultura della felicità di madre in figlia.

Patrizia

 

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Anna Nicoletto – Gli effetti collaterali delle fiabe

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Chi di noi donne non ha mai invidiato, per citare il celebre film Pretty woman, ‘quella gran culo di Cenerentola’?

Se vi è capitato almeno una volta siete anche voi vittima degli Effetti collaterali delle fiabe e questo libro fa al caso vostro. Melissa è una principessa moderna alla ricerca del suo principe azzurro e della realizzazione dei suoi sogni. Ha sacrificato le sue ambizioni lavorative per un ex fidanzato che, poi, ha tradito il loro rapporto e ora invia curriculum ovunque alla ricerca di una nuova opportunità lavorativa e, di appuntamento in appuntamento, di un nuovo principe, accumulando però solo delusioni. Chissà se l’incontro con l’amica Sharon sarà la sua svolta? Le vicende di Melissa vengono raccontate dall’autrice con ironia e sarcasmo e con una minuziosa ed empatica descrizione di sensazioni e sentimenti che ci fanno immedesimare perfettamente con il personaggio, trasportandoci nella sua fiaba e alimentando la speranza di un lieto fine.

Una storia leggera, che si fa leggere tutta d’un fiato e che ci fa rattristare, arrabbiare, gioire e sognare.

E poi, care lettrici romantiche, è ‘La speranza che ti spinge ad andare avanti. La consapevolezza che, qualsiasi cosa accada, non è mai la fine. È solo una nuova storia da scrivere.

Patrizia

 

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Lorenza Gentile – Le piccole libertà

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Una protagonista femminile, Oliva. Una vita tranquilla, forse un po’ monotona, ma all’altezza delle aspettative di amici e parenti e dei canoni imposti dalla società. E poi un invito dalla zia Vivienne ‘pecora nera della famiglia’ che non si faceva sentire da anni per un motivo che nessuno le ha voluto spiegare, ma che lei ha sempre amato tanto e sentito così affine. Questo è l’inizio di una meravigliosa avventura che inizia con un appuntamento con la zia davanti alla libreria parigina Shakespeare and Company.

Non sempre chi ci sta accanto ogni giorno è colui che ci conosce meglio così come, non necessariamente la vicinanza fisica è vicinanza emotiva. In questo caso è proprio l’assenza di una persona il miglior mezzo comunicativo per mostrare a Oliva la vita che desidera, offrendole un luogo che è emblema di uno stile a bohemienne in cui concedersi ‘piccole libertà’, piccole evasioni come quelle che la cultura teatrale e la letteratura possono offrire.

L’assenza di Oliva spezza, a sua volta, la routine del padre inducendolo a scoprire il mondo interiore della figlia attraverso i suoi hobby, a cui non si era mai avvicinato. Il quotidiano diventa simbolo dello scontato a cui non si fa caso, presi come si è, dal lavoro, dalla routine, dalle aspettative di chi ci circonda.

Non a caso il luogo della libertà è una libreria, un posto fatto di libri e di persone meravigliose, entuasiaste e lungimiranti, che aprono la strada ad un meraviglioso viaggio interiore, l’ultimo regalo della zia Vivienne insieme a una inaspettata verità, da sempre celata in famiglia.

Questo perché spesso le costrizioni sono mentali e la cultura, la curiosità, l’apertura verso l’altro sono la cura di tale ‘prigionia’ autoimposta.

Ognuno di noi si trova ad accompagnare Oliva in questa avventura, a riflettere sulle limitazioni che, per convenzione, ci imponiamo quotidianamente e a desiderare di trovare una nostra Libreria Shakespeare and Company, per riavvicinarci ai nostri desideri e sogni, spesso piccoli e trascurati, ma che ci rendono liberi e ci fanno recuperare la nostra essenza più intima, proprio come ci affranca una verità, nemica di una bugia che vuole solo salvare l’apparenza.

Noi lettori veniamo pervasi dalla voglia di non perdere ulteriore tempo e riappropriarci di NOI.

E tu? Chi sarà la tua Vivienne? Dove sarà la tua Libreria Shakespeare and Company?

Patrizia

 

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Valérie Perrin – Cambiare l’acqua ai fiori

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Come definirei Cambiare l’acqua ai fiori con una frase se mi chiedessero di farlo? Difficile per me che sono una chiacchierona e anche un po’ ciceroniana… ma direi ‘un libro non per tutti, ma per intenditori…non un vino beverino, ma apprezzabile solo da un palato capace di notare ogni singola nota di gusto’.

Non è la trama la vera protagonista del libro, non il suo contenuto. O meglio, non è il significato delle parole da solo che comunica il vero messaggio del libro, ma la sua intera struttura. Un volume di tutto rispetto sarebbe riassumibile in poche righe, il che potrebbe essere interpretato come se fosse un libro noioso, la cui lettura risulta talvolta poco avvincente. Non è così. Semplicemente la trama è oltre le pagine: un romanzo ‘multilevel’. Ad un lettore superficiale è la storia della protagonista, Violette, ragazza sfortunata fin dall’infanzia , che ora vive da anni CONFINATA come custode in cimitero, o per meglio dire SEPOLTA, in un luogo in cui è circondata da morti e con i vestiti che ama sepolti sotto abiti da lutto. Ma, al piano ‘interrato’, protagonisti altrettanto importanti sono i defunti con le loro vicende, con le loro vite ossimoricamente sepolte in vita e svelate dopo la morte, quasi questa fosse un evento salvifico. E poi si può salire all’attico, dove il protagonista è il lettore che girovaga di capitolo in capitolo, come fanno le donne anziane- e anche Violette- di tomba in tomba al cimitero, andando a “‘cambiare l’acqua ai fiori”. Così ogni capitolo, come ogni tomba, è introdotto da una sorta di epitaffio e la lettura procede in maniera indolente e incessante, con la percezione di trascinarsi, dall’uno all’altro, dominati da una forza superiore: il piacere dello stile di scrittura e il quasi incontrollabile desiderio del ‘nocciolo’ della trama, così come nella vita di ognuno prevale lo spirito di sopravvivenza. Nonostante, infatti, la trama a tratti sembri cullarci nella rassegnazione che il fulcro del racconto e il messaggio dell’autrice non arrivino mai noi continuiamo nella lettura, così come Violette, anche dopo tutto ciò che ha sofferto, continua a lavorare e alzarsi ogni mattina, e come i defunti si sono arresi a una vita, non desiderata, fino al momento della loro morte. Un lungo trascinarsi nella rassegnazione, in cui noi lettori e Violette siamo più morti dei morti, in cui tutti i vivi a volte lo sono. Ma questa sensazione che condividiamo con Violette è solo frutto della lettura o ci appartiene a tratti nel nostro quotidiano? Questo si chiede continuamente il lettore. Passo anche io i miei giorni come mero custode della vita e della morte degli altri e dei loro segreti e sentimenti?

Ma i cambiamenti avvengono. E sono repentini, rapidi, improvvisi e non necessitano di tante tante pagine per essere raccontati. Bastano poche pagine, dense. Perché quando incombe un cambiamento non si ha tempo per leggere e scrivere, si deve vivere. E allora in poche pagine sparse qua e là e predominanti nella parte finale il ritmo della narrazione cambia. Questo ritmo travolge Violette con una nuova chance per resuscitare dal proprio stato di ‘non morta’ e travolge il lettore che, per interi capitoli, è stato pervaso dal dolore e dalla rassegnazione di Violette e dalla sensazione che spesso, nella propria vita, ci si limita a un susseguirsi di eventi incessanti senza scegliere. E finalmente afferra il fulcro della trama: c’è una chance di felicità per ognuno e chi non ha il coraggio di afferrarla, come i defunti di cui si narra nel libro, sarà più morto in vita che nella morte: la troverà solo quando sarà libero da costrizioni, retaggi culturali e aspettative altrui.

Dopo il nostro pellegrinaggio di ‘tomba’ in ‘tomba’, noi lettori abbiamo voglia di gettare i vestiti da lutto e mostrare gli abiti colorati sottostanti perché scegliamo di vivere, proprio come Violette.

Questo libro è un’opera d’arte, non solo per la bellezza del soggetto che ritrae, ma soprattutto per la poliedricità della pennellata.

Patrizia

 

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