Sara Morozzi, la donna invisibile, Sara che rinasce “al tramonto”, Sara di poche parole ma con occhi che sanno parlare per lei. A uno sguardo superficiale distaccata e disinteressata, ma in realtà consapevole più di tutti, con la sua capacità di leggere nell’animo delle persone, di cogliere dettagli che gli altri non vedono. Questo fa di lei l’amica che ognuno di noi spera di trovare: una sorella, legata da un vincolo che va ben oltre il legame di sangue.
Teresa e Sara, diverse, ma così simili, con un passato che Maurizio de Giovanni ci racconta, nel momento più buio della loro storia, con uno stile che segue il ritmo della vita di Sara: all’apparenza lento, ma denso di emozioni e sentimenti che, nonostante la concitazione degli eventi e il conto alla rovescia imposto dal pericolo sconosciuto, ma imminente, trovano il loro spazio nella malinconia e nella dolcezza del ricordo.
Legami che sono sempre emersi nei romanzi precedenti ci appaiono adesso in tutta la loro profondità; li conosciamo attraverso eventi lontani, trasformatisi nei nodi della vita dei protagonisti, in grado di stringere tra loro anime diverse in un vincolo indissolubile, fatto di empatia, affetto e supporto. “Ascoltiamo” i silenzi che hanno allontanato, ma che ora diventano la spinta per riavvicinare e cercare, con l’ostinazione di cui solo Sara si è sempre dimostrata capace, la verità e la salvezza per chi ama.
Sullo sfondo, come sempre, la famiglia della protagonista: anche questa ben oltre i legami convenzionali: Andrea, l’ispettore Pardo, Viola, Massimiliano e, ultimo solo in ordine di apparizione, Nico, che forse più degli altri, ci ha dato uno spaccato della vita interiore di Sara. E, se mi è concessa una piccola speranza da amante della serie, ce ne darà probabilmente altri.
Il ritorno tanto atteso, che ha portato il romanzo in testa alle classifiche ancora prima della sua uscita, non ha deluso.
Mimma
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