Antonio Manzini – Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America?

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Furio, uno dei quattro inseparabili amici di Rocco Schiavone, è partito per il Sud America alla ricerca di Sebastiano, il traditore del gruppo, quello che aveva fatto lega con i fratelli Baiocchi e causato la morte della moglie di Rocco, Marina. Per Schiavone, Seba, come lo chiama lui, non esiste più. Alla vendetta ha preferito la buona, vecchia damnatio memoriae, forse più definitiva e crudele di un colpo di pistola alla nuca. Ma non è così per Furio. Ben altro carattere. Sia come sia, di lui da qualche tempo non si hanno più notizie e Brizio, l’altro amico romano, pare disperato, tanto da convincere Rocco ad andarlo a cercare. Rocco accetta. Per lui, il motivo della ricerca risiede soprattutto nell’impedire a Furio di commettere una stupidaggine, magari facendo fuori Sebastiano. E così, eccoli Brizio e Rocco, su un volo intercontinentale, destinazione Buenos Aires, Argentina, con le ginocchia in bocca per i sedili stretti e con Rocco che mastica disperato gomme alla nicotina sperando di sopravvivere alle lunghe ore di volo senza fumare.

Parte da qui la rocambolesca avventura dei due compari in una Buenos Aires popolata da italiani lì residenti ormai da tempo. Italiani emigrati per lavoro, per amore, ma anche per motivi politici: fuoriusciti della recente destra estrema come un tempo era accaduto a fascisti del ventennio e nazisti. Ma Furio non è già più lì da un paio di settimane. Le sue ricerche lo hanno portato a Città del Messico.

Altro volo di nove ore, nuova città e finalmente, dopo una serie di sgradevoli e divertenti incidenti di percorso, Rocco e Brizio lo ritrovano insieme a uno strano messaggio cifrato di Sebastiano. Se risolveranno l’enigma, capiranno anche che fine ha fatto, dove trovarlo. Ma questo lo scopriranno i lettori di questa scanzonata, ma anche un tantino triste avventura del vicequestore Schiavone e dei suoi amici. Triste perché, come ogni ricerca di qualcuno che ci ha accompagnati per un lungo tratto di strada, finisce per essere anche un frugare tra i ricordi di una vita e di un tempo, quello della giovinezza, dove tutto sembrava facile e lieve, anche se non lo era.
Unica pecca del libro, a mio modesto avviso, un uso forse eccessivo di dialoghi in spagnolo, ma visto dove si svolge la storia niente di cui stupirsi.

Per il resto, è come sempre un piacere leggere un’avventura del più strambo, sarcastico e irriverente poliziotto nato dalla grande penna di Antonio Manzini.

Francesca

 

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