Ilaria Tuti – Come vento cucito alla terra

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Come vento cucito alla terra di Ilaria Tuti, storia desunta da fatti realmente accaduti ai tempi della Prima Guerra Mondiale al fronte francese e a Londra, lontani nel tempo, ma tremendamente attuali.

Per me che di professione faccio il chirurgo, la donna chirurgo, non può che essere toccante la storia delle protagoniste che , approfittando della lontananza degli uomini al fronte, si pongono l’obiettivo di dimostrare al mondo di meritare nell’ambiente medico un posto paritario ai loro colleghi di sesso maschile. Aprono un ospedale militare con personale totalmente femminile e si occupano dei soldati feriti e , con una sensibilità ed empatia tutta femminile, curano loro anima e corpo. I soldati , inizialmente diffidenti, imparano a fidarsi ed affidarsi, fino ad accettare di curare lo spirito con attività artistiche e creative, quali anche il ricamo.

I tempi sono maturi. Il vento del cambiamento soffia incessante e costante, come metaforicamente ribadito in molti capitoli, ‘un vento di donna cucito alla terra di un uomo’, un vento di innovazione femminile che trae il suo fondamento dal mondo gestito finora dagli uomini per integrarvisi, non per stravolgerlo o soverchiarlo.

Metafora della possibile integrazione dei due mondi con una sinergia vincente è anche il tema del cucito e della sutura, attività entrambe di riparazione, che accostano ora lembi di stoffa, ora lembi di cute, andando a riparare ciò che è sgualcito, ferito, per dare una nuova luce. Così è possibile suturare il mondo femminile e maschile per dare alla società in crisi per la Grande Guerra nuovo splendore e nuova forza. Il cucito, inoltre, diviene l’emblema del superamento dei ruoli archetipicamente maschili e femminili. La sutura chirurgica , allora ad appannaggio totalmente maschile, viene eseguita da donne chirurgo e il ricamo, per antonomasia attività femminile, viene eseguito dai soldati, uomini esempio di virilità e coraggio. Il primo ripara il corpo, il secondo ripara la mente. Entrambi i sessi acquisiscono attitudini nuove, senza perdere la propria essenza, senza ‘perdizione’. E il sesso maschile, allora avvezzo ad arroganza, superbia, imposizione e prepotenza, apprende dal femminile, che ha dovuto sostituirvisi in molte mansioni per stato di necessità, l’importanza di asservire la forza alla giustizia, alla difesa dai soprusi e che la determinazione necessaria a ‘sostenere’ la società non passa necessariamente attraverso l’aggressività. Le vecchie generazioni, zoccolo duro di tali posizioni nel romanzo incarnato dai genitori di Alexander, Cate e Andrew, , cominciano a vivere le prime opposizioni.

Il dolore, la paura, gli orrori della guerra possono mostrarci come non esistano differenze. Per essi siamo tutti uguali. La giustizia di ciò che è ingiusto e non dovrebbe succedere. Ai tempi immortalati nel romanzo da ciò che è negativo, la guerra , nacque la pressione ad un’evoluzione positiva verso l’eguaglianza. Allora ‘Le mani delle donne erano sempre legate, anche quando i lacci non si vedevano. Erano cappi d’amore, di dovere, di decoro, di bisogno’. Ora finalmente erano libere di agire, di lavorare, di operare e suturare. Un nuovo modo di legare, non costrittivo, ma salvifico.

È passato un secolo da allora e il vento non ha ancora spazzato via il maschilismo che spadroneggia in alcuni ambiti della società, in particolare negli ambiti lavorativi dove i ruoli apicali sono, in particolare in Italia, ancora ad appannaggio degli individui di sesso maschile. Nell’ambito chirurgico le donne chirurgo sono tutt’affatto valorizzate nè considerate al pari dei loro colleghi uomini. Il lavoro di cesellamento iniziato dal vento decenni orsono deve continuare a scalfire la falesia sociale, così da alterarne profondamente la matrice. E noi donne contemporanee, meno vittime di allora, ma ancora vittime di discriminazione, possiamo trarre coraggio da questa storia del passato che ha ancora molto da dire, smettendo di accomodarci sulle pregresse conquiste e continuando a combattere. Care lettrici, non lasciamo che il sopruso divenga abitudine.

Patrizia

 

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