Mazzeo, o Mazzeo! Finalmente ti ho conosciuto. Affascinante e dannato. Era proprio vero quando mi dicevano: Mazzeo o lo ami o lo odi.
Sicuramente tecniche e approcci poco ortodossi per un poliziotto, ma certamente leggendolo ti ricorda un po’ il Robin Hood della situazione. Piergiorgio Pulixi è infinitamente bravo con le parole, riesce ad inserire nella mente del lettore quel giusto peso tra la voglia di chiudere il libro, tanto è il nervoso che suscita, e la voglia di capire se Biagio Mazzeo riesce in qualche modo a trovare una via corretta per una risoluzione del problema.
Il narcotraffico fa da sfondo ad una banda di poliziotti corrotti con a capo Biagio la narrazione di “Una brutta storia”. L’autore riesce ad uscire dal politicamente corretto, toccando sfaccettature del mondo reale e creando un connubio con la fantasia dando vita ad un libro forte, adrenalinico e psicologico.
I personaggi sono taglienti, tutti con passati e presenti di impatto, i dialoghi sempre asciutti e diretti.
La domanda che aleggia per tutta la durata del libro è “come posso combattere il narcotraffico, se non entrandoci direttamente dentro per cercare di tenere a bada le bande rivali?”
Ho amato e odiato Mazzeo, dal lato dolce ma in fondo una gran carogna, forse unico modo per sopravvivere dopo essere cresciuti in mezzo ad una strada, innamorato perdutamente di una donna fragile e da proteggere.
Se vi piacciono i libri “prepotenti”, di impatto, che lasciano senza fiato e che spesso impressionano non solo per il lato psicologico, questa è la vostra storia e arrivando alla fine avrete decisamente bisogno di tempo per lasciarlo sedimentare dentro di voi.
Io nel frattempo vado a leggere il secondo libro della saga Mazzeo. Grazie Piergiorgio, anche questa volta i tuoi personaggi hanno lasciato il segno, le tue storie sono entrate nel profondo e leggerti ha fatto la differenza. A presto Mazzeo!
Simona
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