Venezia, estate del 1990. Il mare, i Mondiali, il primo anno di università per Feli, Barbara, Rodrigo e Ema. Quel periodo della vita in cui tutto sembra a portata di mano, dove sembra di avere tutte le risposte e ci si chiede come abbiano fatto tutti gli altri (quelli adulti e regolari) a non aver capito un accidente di quella cosa bella e fresca e facile che è la vita.
Questo il ritratto ideale dei protagonisti di questa commedia veneziana che racconta di un anno irripetibile della loro vita, in cui la Vita, l’amore, la passione e il desiderio saranno i cardini delle svolte e giravolte che legano e ribaltano relazioni e amicizie. In una corsa che sembra inarrestabile fino alla conclusione, al colpo di scena inaspettato che sparpaglierà le carte e darà conto di tutto, come nelle storie migliori, come la vita vera spesso sa sorprendere.
Una scrittura che sa intrattenere perché si diverte lei per prima a fare il suo lavoro. Un autore con una voce fresca, che sa riproporre ai giorni nostri un genere che due secoli fa avremmo potuto vedere in scena a teatro.
Un sogno di una notte di mezza estate dove l’elemento soprannaturale sono quelle notti magiche che ricordiamo con nostalgia, quando tutto sembrava più semplice e instradato verso un futuro luminoso e il superpotere delle possibilità e del coraggio della giovinezza, che tutto può e tutto pretende, nell’innocente inconsapevolezza che non ci sia, alla fine, un prezzo per ogni cosa.
Stefano
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