E’ passato un po’ di tempo da quando ho letto “L’annusatrice di libri”, e ritrovare l’avvocato Ferro è stato un piacere.
Ne “La fotografa degli spiriti”, accanto alla storia di Pia e della sua speciale dote di “vedere” l’anima delle persone al di là dell’apparenza, troviamo un giovane Edmondo, alle prese con le bizzarre trovate del suo migliore amico, i capricci della amata cugina, le aspettative e gli ordini dello zio e, soprattutto, con la tenerezza del primo avvicinamento all’amore, che conosce bene per le vicissitudini dei personaggi dei suoi inseparabili romanzi, ma che la vita reale non gli ha ma concesso di trovare per se stesso.
Due storie parallele, accomunate dall’illusione: una in cui il filo conduttore è la miseria che condanna a compromessi e sacrifici; vite in balia di promesse di riscatto che attirano oltre oceano, ma che nessuno può sapere se non si riveleranno chimere, addirittura peggiori di quello che si sono lasciati alle spalle. L’altra in cui i sogni diventano il pane di cui truffatori senza scrupoli si nutrono per riempirsi le tasche a spese dell’ingenuità di ricchi annoiati e fragili.
L’apparenza, che è il binario sui cui viaggia inevitabilmente la vita dei personaggi, si rivela, però, a un obiettivo particolarmente sensibile: l’occhio di Pia, che mette a nudo ciò che i sorrisi e le pose di circostanza nascondono. E chi meglio di lei, con il dono di vedere oltre, potrebbe essere più affine a Edmondo? Due anime predisposte a entrare, seppure in modo così diverso, nel cuore delle persone, scandagliandone la profondità e mettendone a nudo le debolezze, i sentimenti, le angosce.
Due vite così diverse, con prospettive inconciliabili, non potevano che incontrarsi e regalarsi, sfiorandosi, la libertà di cui entrambi hanno realmente bisogno: essere “visti” davvero, in un mondo che li ha sempre messi al margine della scena.
Mimma
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