Davide Longo è stato uno dei tre finalisti al Premio Scerbanenco del 2022 e di sicuro non c’è da meravigliarsi. Quarto volume delle avventure di Vincenzo Arcadipane “…commissario di origine lucana, cinquantadue anni, la cui aria da uomo qualsiasi non deve ingannare” e del suo ex capo, l’enigmatico e profondamente intuitivo Corso Bramard, La vita paga il sabato racconta una vicenda di amore e vendetta, una vendetta studiata nei minimi dettagli e consumata dopo lunghi anni di attesa – da cui il titolo: anche se tardi, la vita finirà sempre per presentarti il conto da pagare.
Tutto inizia con il ritrovamento dell’anziano produttore cinematografico Terenzio Fuci, il cui cadavere giace al posto di guida della sua auto abbandonata su un prato nel piccolo borgo di Clot adagiato in una valle non lontana da Cuneo, la stessa dove molti anni prima il fratello imprenditore di costui, Amilcare potente uomo della Democrazia Cristiana e del Vaticano, aveva voluto la costruzione di una diga. Si sa che in quell’auto, insieme a Fuci, c’era la moglie, Vera Ladich, un tempo attrice famosa e nota per il suo sguardo profondo e inquietante, nata a Clot con il nome di Anna Mattalia. Vera è scomparsa. Rapita e poi uccisa come il marito? Forse. Ma da chi e perché? E per quale motivo Terenzio e Vera erano a Clot dove non venivano da tempo immemorabile? Chiamato a indagare con la sua squadra formata dal fido Pedrelli e da Botta e Lavezzi, Arcadipane recupera anche Bramard reduce da una brutta operazione. Ma Clot, lungi dall’essere il tranquillo e sonnolento borgo che chiunque si aspetterebbe di visitare, nasconde ben altri e antichi segreti. Toccherà a Bramard far luce su di loro grazie a una ricerca più storico-antropologica che poliziesca, mentre Arcadipane, con non poca fatica e molti viaggi, ricostruirà una storia di dolorosi inganni, ricatti, malattie e misteri ben celati.
Arcadipane e Bramard sono ‘sinonimi e contrari’, caratteri diversissimi, ma complementari, come due matematici capaci di risolvere la stessa equazione seguendo strade diverse. Intorno a loro si muovono l’ex moglie di Arcadipane, Mariangela, e la sua compagna Ariel – straordinario personaggio -, la compagna di Bramard, Elena, il cane a tre zampe Trepet, gli abitanti di Clot e la stravagante poliziotta Isa. Esilaranti le elucubrazioni del commissario sui tic e le manie dei torinesi, meno quelle sul passare del tempo e il disfarsi del corpo, sulla sua incapacità di comprendere a pieno chi ama o ha amato, di trovare il tono, l’umore e le parole giuste per entrare in contatto con gli altri.
La prosa di Longo ha una qualità insolita e brillante con dialoghi in punta di fioretto e perfette descrizioni dei luoghi e della natura; una capacità non comune di presentare con pochi tratti sapienti i molti personaggi che popolano questo giallo imperdibile.
Francesca
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