Paolo Panzacchi – Fantasmi

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Giulio avrebbe tutto per essere, se non felice, almeno sereno: trentacinque anni, un ottimo lavoro, una moglie, Carlotta, ricca e che lo ha amato e voluto a tutti i costi, una bella casa, una macchina potente e una passione per la musica dei Massimo Volume retaggio della sua lunga amicizia con il vulcanico, positivo e creativo Mario.

E proprio qui sta il punto dolente, anzi tragico, della storia, il perché Giulio è un uomo sull’orlo del baratro, disperato, arrabbiato con se stesso, vittima di quella che viene comunemente definita ‘sindrome dell’impostore’: il non ritenersi all’altezza dell’apprezzamento altrui e neppure del proprio, l’idea di essere una nullità che nella vita ha sbagliato tutto. Di essere un Fantasma che nessuno, in realtà, vede.

Lui era migliore di quello che era diventato, di quello che si era costretto a diventare, ma non aveva mai avuto il coraggio di dimostralo, la voglia di prendere la vita per le briglie e portarla dove davvero voleva.

E tutto questo perché, quindici anni prima dell’inizio di questa storia che si svolge nel giro di pochi giorni, mentre si trovava in auto con il suo carissimo amico Mario dopo una serata da sballo, Giulio ha provocato un terribile incidente al quale lui è sopravvissuto e Mario no. Neppure la fuga a Londra e il duro lavoro svolto laggiù hanno cambiato le cose. Neppure il ritorno in Italia, l’inizio di una proficua attività e il matrimonio con Carlotta sono serviti a cancellare il dolore, il rimorso, i sensi di colpa che Giulio si porta addosso come un fardello troppo pesante da sopportare senza l’aiuto di alcool e antidolorifici. La vita con Carlotta è diventata ormai un cumulo di macerie, uno scambiarsi insulti e cattiverie ogni giorno, un accusarsi di superficialità e insensibilità. Oltretutto, lei vorrebbe un figlio, lui no. Lei guarda alla vita. Lui alla morte. Dovrebbero separarsi e smettere di farsi del male, ma nessuno dei due ne ha il coraggio troppo occupati a chiedersi cosa ne penserebbero le loro famiglie, gli amici, la società. Intanto lei ha un amante, Diego, e lui una vita di tormenti e mortificazione del corpo e dello spirito.

Qualcosa di buono potrebbe accadere a Giulio dopo l’incontro con l’enigmatica Greta, di quindici anni più vecchia di lui e come lui strapazzata dalla vita, ma quando si è così tristi e sconfitti è difficile avere la forza per vedere una possibile luce alla fine del tunnel.

Paolo Panzacchi, con prosa accorata e partecipe, trascina il lettore in una spirale perversa e sembra dire, attraverso i suoi personaggi, che le uniche cose in grado di salvarci come esseri umani, non importa quali e quanti sbagli possiamo aver commesso, sono l’amore, il perdono e la comprensione di noi stessi e degli altri.

Francesca

 

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