Quando decidi di affidarti ai consigli di lettura del tuo scrittore preferito è inevitabile che tu finisca per trovare un altro autore da cui non puoi separarti.
Mi è successo così con Frédéric Dard: creatore di personaggi affascinanti, dai tratti psicologici a volte perversi, spesso al limite tra normalità e patologia. Caratteri che si fissano nella testa di chi legge e non la abbandonano finché la loro storia non finisce, ammesso che in qualche modo possa dirsi finita. Storie che lasciano un retrogusto di angoscia, ambientazioni cupe, claustrofobiche in senso quasi letterale, come quella de “I bastardi vanno all’inferno”, o in modo più subdolo, come in questo romanzo, in cui le pareti che imprigionano i protagonisti non sono fisiche, ma emotive.
Gli “scellerati” lo sono davvero: vite dissolute? Non solo: legami insani, passati di solitudine e sofferenza che sconfinano nell’ossessione, pur di trovare il calore che spezzi la solitudine profonda del loro cuore. Ma non sempre ciò che appare come il porto sicuro da raggiungere a ogni costo, lo è davvero. Il calore diventa fuoco con cui si fa pericoloso giocare, ma i personaggi di questa storia ne paiono attratti in maniera morbosa, alcuni incapaci di spezzare le catene, altri incapaci di non crearne sempre di nuove, in un circolo vizioso perpetuo in cui si passa di continuo dalla veste di vittima a quella di carnefice, in una confusione di ruoli che a volte destabilizza il lettore, facendolo correre tra le pagine alla ricerca della perdizione o della salvezza definitive.
Ma forse, lo scellerato, è proprio colui che pensa che da certe giostre sia semplice scendere davvero.
Mimma
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