La rivelazione del gelso non racconta una storia d’amore, ma la storia dell’amore: di come i sentimenti siano il nettare che nutre la nostra vita, ma anche di come possano esserne il veleno; di come le apparenze, le regole, le facciate possano trasformare l’amore in una prigione. Di come ciascuno di noi, riesca immancabilmente a diventare il più duro giudice e carceriere di se stesso; di come i silenzi possano
costruire le barriere più alte e le celle più difficili da aprire.
Un romanzo che ci impone di riflettere su che cosa significhi perdonare, ma soprattutto, su chi sia a dover essere perdonato: chi ci ha feriti o noi stessi? Perché il rancore verso chi ci ha fatti soffrire è sempre legato a doppio filo con il rimorso e il senso di non essere stati all’altezza delle aspettative? Il fulcro della sofferenza di Raffaello sta, forse, tutto qui: perché non ha meritato l’amore di chi avrebbe dovuto essere guida e protezione? E se conoscere un tormento nascosto può aiutarci a perdonare l’altro, perché non è sufficiente essere noi stessi e amarci per assolverci da colpe che non abbiamo?
Sabrina Galli affronta temi attuali, ancora, troppo spesso, ricoperti da un velo di falso pudore che maschera pregiudizi duri a morire, trattando i suoi personaggi con delicatezza e dolcezza che oserei quasi definire materne. Anche il linguaggio che usa è particolare, abbellito dall’eleganza insolita di chi è abituato a comporre versi.
Mimma
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