“Devo riconoscerlo. Adoro la convivialità del vino. Il senso di leggerezza che produce nelle lunghe conversazioni a tavola ma anche quella sua capacità di riuscire a farci guardare in profondità dentro noi stessi.”
In questa frase è racchiusa l’essenza di un buon libro, di un buon bicchiere di vino, di un autore di una semplicità unica e profonda che non è sinonimo di superficialità, e il mio significato di “libertà”.
Il liceo di Alessandro Berselli l’ho raccontato in una delle nostre serate in pillole durante l’inverno, ma non mi stancherò mai di parlarne e sentirne parlare. Il nostro autore e amico riesce a rendere semplice con un racconto anche quello che apparentemente non è: la morte di una ragazza.
Siamo abituati a libri dal taglio più politico psicologico, ma questo non delude assolutamente: bullismo, disagio adolescenziale, assenza genitoriale che si mischia con l’etica e il perbenismo che stanno dietro a una classe dirigenziale di apparenza più che di sostanza.
Un libro che ho letto d’un fiato, in cui mi sono divertita a paragonare e ad intrecciare le storie dell’autrice Sara Magnoli, che a differenza di Alessandro vive i ragazzi nelle presentazioni e non in laboratori di scrittura, ma che scrive libri sui loro disagi e i loro punti d’ombra e sui loro punti di forza.
Qui il protagonista principale è un insegnante, Lorenzo, che farà i conti con la propria coscienza durante il libro e che si troverà ad analizzare con la collega Milena quello che lo circonda, dove il risultato deve essere sempre il benessere degli alunni.
Se non lo avete letto, scegliete un buon bicchiere di vino, sedetevi davanti a un panorama da mozzafiato durante un tramonto e lasciatevi cullare da queste pagine. Al termine farete i conti con il vostro io interiore, ma sarà stata una bellissima avventura.
Simona
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