Gli adolescenti, ma non solo: gli adolescenti in branco. E ancora: genitori che non sono ancora in pace con i ragazzi che sono stati e che non hanno ancora smesso di essere. Professori che si sono fermati insieme alla giovane vita che non hanno saputo aiutare in tempo, ma per cui è venuto il momento di trovare il coraggio di rimettersi in gioco. E’ un universo a sé quello dei ragazzi che cercano di farsi largo e affermare la loro individualità in un mondo di adulti che vedono e sentono lontani, senza sapere quanto sarebbe facile togliere le maschere e scoprirsi vicini.
Sara Magnoli, con la grazia di chi ha incontrato gli occhi di tanti studenti sopra le mascherine, la scaltrezza e l’amore di madre, ma soprattutto il fiuto e la predisposizione all’approfondimento della giornalista, racconta un aspetto complesso e spinoso di un’età più difficile: l’aggregazione in gruppi dalle dinamiche malsane. Inizia così la storia di Elia: la coscienza che grida le sue ragioni, contrapposta al bisogno di essere accettati; l’onestà che lotta contro la paura, la personalità emergente che cerca di liberarsi e prendere il volo, ma che, nel contempo, vuole essere riconosciuta e integrata e proprio per questo finisce per sacrificare se stessa alla pressante necessità di omologarsi per essere accettata.
Elia attraversa questo momento del suo cammino verso la maturità contornato da genitori che faticano a comprendere, da coetanei che cercano di prendere il sopravvento sugli altri, affidandosi alla legge del più forte per non essere sopraffatti dalla debolezza che li divorerebbe. E arriva a una conclusione importante: “una banda è dove un vigliacco va a nascondersi”.
Mi permetto di riservare qualche riga a un personaggio in particolare: Gregorio Rocchi, un uomo che nonostante la paura non ha smesso di guardare oltre la facciata, che conosce i suoi ragazzi a fondo perché pronto a osservare i dettagli. Il professor Rocchi insegna ai suoi ragazzi una delle cose più difficili: a non aver paura di continuare a sognare.
Questi sono solo alcuni degli spunti che “Fuori dal branco” offre e per i quali mi sento di dire con certezza (come tempo fa mi disse una lettrice riferendosi a “Dark Web”) che è un romanzo che ogni genitore o insegnante dovrebbe leggere.
Mimma
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