Andrea Bajani – Il libro delle case

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Originale è il primo aggettivo che mi viene in mente per questo romanzo così diverso da quanto mi è capitato di leggere finora. L’idea che le case “vivano” dello spirito, delle gioie e dei dolori di chi le abita è affascinante: vi è mai successo di entrare in casa di persone sconosciute e percepire qualcosa di indefinibile? A me sì, spesso: che fosse ció che rimaneva dell’essenza di tutte le persone passate tra quelle mura?

I personaggi di Andrea Bajani sono completamente calati nei propri ruoli, tanto da essere identificati proprio con il posto che ricoprono rispetto a quello principale: sfilano quindi davanti a noi Madre, Padre, Nonna e Sorella di Io, protagonista umano, ma, in fondo, attore secondario rispetto alle case che vedono lui e la sua Famiglia vecchia e nuova, crescere, gioire, piangere, amare, morire. Le stanze che assistono agli eventi delle loro vite ne riflettono, come specchi fedeli, le emozioni assorbendo, allo stesso tempo, un po’ di ognuno di loro, per tornare a trasmetterlo ai sensi di chi verrà dopo: “ogni scoria di vita precedente, ogni frammento di voce rimasta nella casa” è “trattenuta dalla polvere sui muri“.

Ma che cosa definiamo “casa”? Deve essere per forza fatta di mattoni o si può chiamare così qualunque luogo “contenga” qualcosa di noi? Forse è proprio questo che mi ha colpita: ogni volta che proviamo un’emozione o che accade un evento il posto in cui avviene ne diventa la dimora: per un bambino il televisore può essere la casa del volto che vi vede trasmesso ogni giorno; una macchina, per qualcuno, può diventare la “casa della morte”; il tribunale, può essere considerato la casa della legge? Un conto corrente é la casa del risparmio?

Il libro delle case ci trasporta in un mondo quasi surreale, partendo dagli anni 60, passando attraverso la morte di Pasolini e il sequestro di Aldo Moro, per poi nel portarci bruscamente al 2020 insieme a Io, a vivere la sua routine aspettando di tornare “a morire di morte varia, e non sono dell’unica che ammazza, della morte ufficiale di quest’anno, la morte per troppa vicinanza”. E di certo, a guardare le case con occhi diversi.

Mimma

 

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