Parla poco Sara ed è sempre stato così. Anche in questo nuovo romanzo la donna invisibile tace, molto più di quanto ci si aspetterebbe da chi è messo nuovamente di fronte al dolore, alla perdita di un affetto che sta per essere strappato prima del tempo; uno strazio di quelli che non trovano nessun appiglio nella ragione, che non hanno né giustificazioni né colpevoli. Un dolore insopportabile, profondo, che sembra gridare nel silenzio di cui Sara si circonda. E lo fa attraverso i suoi occhi, gli stessi che lei usa per osservare, interpretare e capire quello che gli altri non colgono; quegli stessi occhi a cui si è sempre affidata e che l’hanno tradita in passato. Ma, come spesso ricorre nei pensieri dei personaggi: “è il futuro che è scritto e pianificato negli eventi del passato. Il destino esiste, Mora, ma è all’indietro.”
Saranno loro a parlare per salvare quanto di più prezioso ha al mondo? Saranno quegli occhi il tramite attraverso cui il cuore di Sara parlerà a noi e a un altro cuore, indurito come il suo dalla sofferenza?
Questo, per me, è il romanzo più intenso della serie di Sara Morozzi, quello che con la sua lenta danza tra passato e presente, amore e odio, sentimenti e ideologie, dolore e vendetta, tocca le corde più profonde e ci svela di più dell’anima delicata della donna invisibile che, sotto l’ aspetto anonimo e dimesso di cui ha fatto la sua corazza, nasconde passioni e dolori, custodisce ricordi, rimpianti e rimorsi, proprio come tutti noi.
Ciò che mi ha colpito maggiormente questa volta è la lentezza: il ritmo è decisamente meno serrato rispetto a quello abituale di Maurizio de Giovanni, ma è il succedersi degli attimi della vita, quello in cui sembra non accadere nulla finché un evento sconvolgente non ci mostra che tutto stava già cambiando mentre ci pareva fermo. Una lentezza che l’autore trasforma in una traversata in cui l’attesa e il ricordo sono l’essenza dell’azione e la chiave di lettura dei moventi dei personaggi.
L’autore è tornato da una delle sue protagoniste più amate e ci lascia, più che mai, con la sensazione che Sara abbia ancora tanto da dirci con i suoi straordinari silenzi, pieni di storie da “ ascoltare” .
Mimma
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