Di norma è il vento che scuote le foglie sui rami degli alberi, o che trasporta con sé quelle cadute a terra. Che siano invece le foglie stesse a muovere il vento è, a suo modo, una strana forma di ossimoro, che non è solo “un giro di parole”, come lo definisce uno dei personaggi, ma è una lotta per essere se stessi.
È il 1982, alcuni membri delle Brigate Rosse, responsabili del rapimento di un generale americano, vengono arrestati. Enrico Curioni è un giornalista di cronaca incaricato di scrivere un articolo in merito. Viene a conoscenza di torture subite in carcere dai terroristi imprigionati ma il direttore non intende pubblicarlo per preservare Enrico da eventuali ritorsioni. Inizia così il romanzo di Lino Lava che, prendendo spunto dalla vicenda politica, si dipana tra sentimenti, rimorsi, passioni non solo del protagonista, Enrico, ma anche degli altri personaggi, amici e non.
“Che gente conoscevo? Erano così diversi i miei amici dalle persone che Silvia frequentava. In realtà, io non sapevo catalogare le persone che frequentavo. I miei amici non avevano tutti una collocazione sociale precisa. Alcuni erano completamente diversi dagli altri.”
I colleghi della redazione del giornale, gli amici dell’alta società, quelli dei locali meno chic: sono questi, in una sintesi estrema, gli ambienti e la fauna in cui si muove Enrico, anche a bordo della sua Aurelia. E lui usa appunto una metafora automobilistica per definirsi: “una potente macchina sportiva” con “sotto il cofano […] il motore di una piccola utilitaria”. Ma è forse solo la sua opinione, quella di un uomo a cui piace complicarsi “la vita ed essere triste”, che non riesce a essere soddisfatto del suo lavoro, delle donne che vorrebbero amarlo.
Che deve trovare il modo per essere una foglia che muove il vento.
Luisella
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