Ho conosciuto Michela Monti in occasione del Festival Giallo Garda: i nostri occhi si incrociarono mentre durante la premiazione, cercavo di dire poche cose che avessero un senso e un nodo mi strizzava la gola. Lei mi sorrise.
Certe amicizie nascono così, tra una lacrima di commozione e un sorriso sconosciuto che però diventa importante sin da subito. E così, quasi a voler colmare le lacune di troppi anni senza averla conosciuta, decido di prendere in mano i suoi libri.
Pennac scrisse: “Quando una persona cara ci dà un libro da leggere, la prima cosa che facciamo è cercarla fra le righe, cercare i suoi gusti, i motivi che l’hanno spinta a piazzarci quel libro in mano.” A me succede la stessa cosa con le amiche e gli amici scrittori, ma trovandomi Otto tra le mani è stata una sorpresa ben oltre le mie aspettative.
È il terzo episodio di una trilogia i cui colori e le tinte mi hanno ricordato Matrix.
Una visione distopica di un futuro, nemmeno troppo lontano, che si alimenta della tensione narrativa, e viceversa. Impossibile non affezionarsi a Malice, la protagonista, la cui vita è tutt’altro che semplice: dopo aver perso 10 anni della propria vita in un carcere di massima sicurezza, lontana dalla figlioletta e dal compagno, per un crimine che non ha commesso. Sfugge alla pena capitale ma non al proiettile che la farà svegliare, all’inizio di questo terzo capitolo in un letto d’ospedale.
È qui che ricominciamo a lottare e a soffrire con lei. A chiederci di chi ci si possa fidare o meno, cosa sia vero e cosa nasconda verità celate e per il beneficio di chi. Riprendere i fili degli avvenimenti che si intrecciano con la stessa frenesia con cui la storia si evolve, tra una strizzata di stomaco e momenti narrativi da cardiopalma.
Se conoscete Michela sapete che è impossibile restare indifferenti al suo sorriso e davanti alla sua educata gentilezza che sembra uscita da un libro di Jane Austen, e infatti mi ha colpito la profondità di quanto ha saputo creare non solo in termini di trama, ma anche di scenografia a tinte cupe; gli odori pungenti e da thriller con cui ha tessuto le pagine di questo avvincente romanzo, indice che l’anima di una vera autrice per coinvolgere e conquistare l’attenzione del lettore, non può che essere incantevolmente caleidoscopica.
La trilogia è una di quelle che vanno lette e la consiglio vivamente.
Ecco, magari voi non fate come me che ho iniziato a passo di gambero, ma non perdetevela.
Sonia
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