La distanza la si misura in metri per convenzione. Ma come quantificare la distanza che separa un ragazzo dall’adulto che sarà, la sua giovinezza dal mondo dei grandi? Come quantificare ciò che potrebbe essere un abisso per alcuni e un semplice altro capitolo della propria vita per altri? Elia Zordan trova la misura per Biagio, il protagonista del suo romanzo d’esordio edito da Biplane Edizioni: quattro passi e un respiro.
Elia Zordan ci racconta Portogruaro, la vita familiare e di provincia di Biagio, il primo amore, la Maturità e la conferma di ciò che Biagio pensa di se stesso: diplomarsi col massimo dei voti è il suo destino. La facoltà di Medicina, il suo futuro. Trieste la sua nuova città. Ma poi il fallimento del test di ingresso e il dover mettersi in discussione forse per la prima volta, lo porta a rimettere in discussione tutto il proprio mondo e gli affetti. Quella Nonna che invecchia troppo velocemente, quella Mamma che ad un tratto lui trova ignorante e quel Papà, così fragile da non poter essere la sua figura di riferimento. Un fallito. O forse sì?
Dopo un anno trascorso a Biologia col peso del fallimento addosso, Biagio- studente di Medicina, passa il test e concretizza ciò che sente di essere. Ma per essere veramente deve lasciare tutto ciò in cui non si riconosce più. Compresa Mara, la ragazza a cui ha detto “ti amo”.
Zordan narra attraverso un vero e proprio flusso di coscienza, fatto di frasi brevi e molti punti e poche virgole, l’educazione sentimentale di un ragazzo di provincia, poco più che ventenne, ripercorrendo gli ultimi due anni della sua vita durante un pomeriggio sul treno che da Trieste lo riporterà a Portogruaro per le vacanze estive. Ogni oggetto percepito da Biagio riporta alla mente memorie e ricordi, spesso di una bellezza poetica: le righe sul vetro posteriore dell’auto di Mamma che sembrano il quaderno a righe, i centesimi di rame che ricordano le pentole nella cucina della Nonna, la sua foto da bambino, il Nonno che taglia l’erba avanti e indietro e tutto ha un senso. Sul treno che corre verso Portogruaro corrono anche i pensieri del protagonista che si fondono contemporaneamente con chi invece in provincia ci è rimasto: Mara. Mara che non riesce a vivere senza il padre e che ha imparato a vivere senza Biagio. Biagio che l’ha lasciata e la pensa ancora. Ma pensa anche a Lucia e a ciò che avrebbe potuto essere ma non era stato. Biagio Rigoni studente di Medicina non aveva osato fino in fondo e adesso non avrebbe mai saputo.
Il treno scivola svelto sui binari e i pensieri di Biagio sono sempre lì, avanti. Quattro passi e un respiro la distanza dall’essere adulto, dall’avere le risposte. Quattro passi è un respiro: un tempo breve in uno spazio ancor più limitato ma se ti volti indietro il tempo della giovinezza, sebbene appena trascorso, è ben più lontano di quattro passi e un respiro.
Un romanzo di formazione con la delicatezza di una poesia e la ricchezza di sfumature di un acquerello. Bravo!
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