Gertrude Atherton – Il divorzio non si addice a Enid Balfame

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Un’atmosfera d’altri tempi per un romanzo che effettivamente ad altri tempi risale, anche se acutamente “scovato” e pubblicato ai giorni nostri dalle Edizioni Le assassine. Le vicende girano intorno ad un corteo di personaggi decisamente “vintage”: in particolare un avvocato galantuomo che, da vero cavaliere senza macchia, sarebbe pronto a sacrificare la vita e la felicità pur di non mancare alla parola data, e una protagonista brillante che tiene la scena dall’inizio alla fine, da vera prima donna. Enid Balfame è un personaggio strano: una donna mite, posata, l’incarnazione della borghesia del suo tempo, apparentemente devota al marito, dedita a cause benefiche, ma che in una frazione di secondo, come in un lampo, concepisce addirittura l’idea di uccidere quel marito che altro non diventato nei lunghi vent’anni del loro matrimonio, se non un peso. La moglie modello preferisce macchiarsi di un assassinio piuttosto che divorziare e infrangere così le convenzioni della sua classe sociale. Una donna a tratti algida, ma il cui fascino ammalia tutti, dalla sua migliore amica, che per lei prova un affetto sincero, alle signore del circolo, pettegole pronte a cambiare bandiera a seconda della direzione del vento, ma alla fine strette intorno a lei, anche se in privato alcune arrivano a dubitare della sua innocenza.

Eh sì, perché il signor Balfame viene davvero ucciso e Enid viene accusata dell’omicidio, anche se questo avviene ma prima che lei abbia trovato il modo di mettere in atto il suo piano. Inizia così la girandola di eventi, supposizioni e manipolazioni della verità, intorno ad una donna che pare spesso recitare la parte dell’eroina romantica, salda nel suo contegno, incrollabile anche di fronte alla possibilità di una condanna imminente. Sullo sfondo una descrizione ironica della società americana dell’epoca con le sue ipocrisie e, soprattutto, un interessante scorcio sull’iniziale emancipazione della donna, affidato alla descrizione del gruppo di giornaliste che si affannano a dipingere un ritratto lusinghiero dell’imputata e a trovare un colpevole alternativo, possibilmente un uomo, da dare in pasto all’opinione pubblica. L’esatto opposto di ciò che fanno i loro colleghi maschi, attenti fin dall’inizio ad ogni indizio che potesse indicare la donna come colpevole, ma come il loro corrispettivo femminile, pronti a tutto pur di colpire e influenzare l’opinione pubblica, quasi del tutto incuranti della verità e delle implicazioni che la loro ricerca dello scoop fine a se stesso avrebbe avuto sulla vita dei diretti interessati. Tutti, in fondo, uniti dalla convinzione che, per la sua posizione, la signora Balfame non sarebbe comunque stata condannata al carcere, anche nel caso fosse stata giudicata colpevole. Un continuo soffermarsi sulle apparenze e la salvaguardia della forma, anche a totale discapito della sostanza, in una società in cui lo status sociale sembrerebbe essere tutto.

Chi avrà la meglio: colpevolisti o innocentisti? Enid è davvero innocente? A distanza di un secolo possiamo dire che proprio tutte le dinamiche descritte sono davvero completamente cambiate? Non vi resta che avventurarvi in questo particolarissimo giallo per trovare le risposte.

 

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