Valeria Parrella – Almarina

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Almarina” edito da Rizzoli è il solo romanzo scritto da una donna nella sestina dei finalisti del Premio Strega 2020. Valeria Parrella, scrittrice ed autrice anche teatrale, ci conduce con l’abile maestria di un flusso di coscienza magistralmente gestito, all’interno della vita di Elisabetta Maiorano. Elisabetta è una donna comune, una delle migliaia di persone che attraversano ogni giorno la caotica e contradditoria Napoli, per recarsi a lavoro. Una donna comune, con un impiego comune: Elisabetta è insegnante di matematica. Lo straordinario nella sua vita è proprio il luogo in cui esercita la professione: il carcere minorile di Nisida. In questo luogo in cui la libertà viene negata, Elisabetta, imprigionata nella propria vita fatta di perdite (l’aborto in giovane età, l’improvvisa morte del marito, la perdita di senso di una quotidianità di coppia che non è più tale) si sente libera. La prigione è dentro di lei, la prigione è la sua vita fuori da Nisida. Tra le mura del carcere, nella sicura routine dei controlli e delle firme, Elisabetta si sente al sicuro: dentro Nisida sa di esistere, fuori ci sono attacchi d’ansia, notti insonni e un letto ormai freddo e vuoto.

Queste certezze si sgretolano quando Elisabetta Maiorano incontra l’altro da sé, il diverso, la sofferenza di una violenza subita che può essere camuffata ma mai dimenticata: Almarina. La ragazza, scappata dalla Romania per salvarsi dalle violenze e dagli stupri a cui il padre la sottopone e per salvare il fratello minore, incontra una donna apparentemente diversa da lei ma più simile di quanto non creda. Il legame insegnante- alunno a Nisida è diverso per forza di cose: Nisida non è la scuola, ma la scuola dentro Nisida è quanto di più simile ad una parvenza di normalità che questi ragazzi possano avere. Elisabetta Maiorano andrà oltre il proprio ruolo con Almarina e si scontrerà per questo con muri burocratici, barriere sociali e politiche. Per Almarina imparare la matematica significa reimparare a vivere, trovare una seconda chance, con la sicurezza che solo i numeri possono dare, in una società che non tratta i propri figli secondo quei principi di uguaglianza che troviamo scritti ormai in tutte le Costituzioni e nella Carta dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. Allo stesso tempo, Elisabetta Maiorano, salvando Almarina da un destino che è stato già scritto per lei da altri, tenta di salvare se stessa.

Valeria Parrella pone di nuovo l’accento sulle nostre responsabilità individuali, sulla bontà delle nostre azioni e dei nostri atti altruistici.

Durante la lettura di questo romanzo, che ho apprezzato per lo stile e la profondità dei contenuti trattati, ho pensato spesso a ciò che Levi scrisse nel romanzo “I sommersi e i salvati”: pare che la scrittrice abbai intercettato i movimenti delle protagoniste principali in quella che Levi chiama la “zona grigia” “[…] dai contorni mal definiti, che insieme separa e congiunge i due campi dei padroni e dei servi. Possiede una struttura interna incredibilmente complicata, e alberga in sé quanto basta per confondere il nostro potere di giudicare […]”.

In una società che genera i propri “mostri” ci si salva solo nel riconoscimento della sofferenza e della difficoltà altrui, come sottintende la Parella, come diceva John Donne “no man is an island”.

 

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