E’ il primo libro scritto sotto lo pseudonimo Richard Bachman e destinato alla sezione economica di qualche stazione per autobus e zone di sosta sulle grandi autostrade. Non vide lo straccio di una promozione e il prezzo era davvero effimero: 1 dollaro e mezzo. D’altra parte nessuno aveva mai saputo dell’esistenza di tale autore e infatti il successo arrivò solo nel 1985 quando tutti i libri di Bachman uscirono in raccolta con il nome di Stephen King. Si tratta di un romanzo semplice e ancora acerbo nel lessico ma molto duro, disperato e crudo. Lo stesso autore non lo ama come afferma nelle introduzioni di altri suoi romanzi firmati con pseudonimo e considera un bene il fatto che sia fuori commercio. Già, quest’opera è fuori catalogo ormai da diversi anni non solo negli States ma in tutto il mondo, a causa della tematica scomoda che vuole affrontare.
Il libro è una metafora perfetta della condizione di vita di moltissimi giovani adolescenti che probabilmente si rispecchierebbero nella personalità del protagonista, nelle sue turbe interiori e nei ricordi di un passato non proprio felice con miriadi di segreti che devono essere taciuti per non essere vittima del ‘branco’. Il bullismo è una piaga che dilaga ancora oggi, con più forza di ieri e che porta in molti casi alla morte. In Italia attraverso il suicidio, sempre in aumento; invece negli Stati Uniti bisogna fare i conti con le armi e le stragi nelle scuole, proprio come King racconta. Se da una parte è una sorta di denuncia nei confronti di una società ormai troppo malata, dall’altra potrebbe essere un aiuto ai molti adolescenti che sono vittima di soprusi. Posso citare un paio di casi estremamente simili alla storia che ho letto e che mi hanno personalmente sconvolto. Il primo in California nel 1988, a San Gabriel lo studente Jeffery Lyne Cox irruppe nella classe armato e tenne in ostaggio i suoi compagni per ore senza fare vittime. Quando fu arrestato dichiarò di essere stato in parte ispirato da Ossessione. Il secondo, forse ancor più raccapricciante per la somiglianza, a Washington, nel 1996, quando Barry Loukaitis entra in aula e fredda l’insegnante di algebra insieme a due studenti e dichiara: “Questo batte algebra sicuramente, non è vero?”. E così Stephen King decise di togliere dal mercato il libro, “una cosa dovuta” spiegò ma sottolineando come un’opera letteraria non può considerarsi causa principale di crimini che hanno radici più profonde nella società. Da quel momento non scrisse più opere che potessero fornire spunti a soggetti psicologicamente disturbati.
E’ quasi impossibile dare un’opinione libera e oggettiva su questa opera, in un modo o nell’altro si è condizionati da tutto ciò che è il retroscena e che passa sicuramente in primo piano. Ho divagato, sono uscito forse da ciò che sono i confini di una recensione letteraria ma era inevitabile. In generale però il libro è piacevole alla lettura, scorrevole e lo si finisce senza blocchi. Un King dei tempi universitari, ancora molto acerbo e graffiante. Una lettura necessaria per riflettere sull’importanza che diamo alle cose, ma soprattutto alla vita.
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