Non ho mai amato molto il ciclismo. Né avevo idea che Cadrò, sognando di volare ne rappresentasse un inno. Come al solito sono restio alla lettura delle trame. Titolo e copertina guidano le mie scelte. E, in questo caso, l’autore. Quel Fabio Genovesi amato alla follia fin da Chi manda le onde.
Un inno al ciclismo, dicevo. Anzi, un inno a Marco Pantani che, del ciclismo moderno, è stato senz’altro uno degli eroi più controversi ed appassionanti. Ad alternarsi con le imprese sportive del Pirata, quelle della quotidianità di Fabio, giovane universitario alle prese con una realtà fragile ed il servizio civile.
Determinazione e caparbietà in piedi sui pedali. Insicurezza e smarrimento in ginocchio nella vita. Marco, fatica e sudore. Fabio, rimorsi e amicizia. In comune, la grande passione per il ciclismo. Da protagonista, uno. Da assiduo spettatore, l’altro.
Racconti paralleli e personaggi tratteggiati con la solita scrittura profonda, toccante e di rara intensità.
Non ho mai amato molto il ciclismo, dicevo. Per questo, ritrovarmi totalmente coinvolto nelle fatiche e nella determinazione di allenamenti e gare mi ha lasciato quasi spaesato. Tanto quanto, invece, trovare faticosa ed indigesta la narrazione delle vicende di Fabio e dei personaggi che gli ronzano intorno, sospesi tra la mediocrità ed il surreale.
Due storie parallele, dunque, tenute insieme da una radio od una televisione che rende il tifoso e l’atleta un solo uomo. Due storie. Una appassionante, vincente, fatta di sudore, cadute, tenacia, dolore e vittoria. Il mito che prende a schiaffi il destino. L’altra mediocre, svilente, lastricata di rinunce e sconfitte. La fuga dal destino.
Intendiamoci. Vale sempre la pena leggere Genovesi, eh. Sempre. Si finisce sempre col sognare. Poi magari si cade anche, ma sognando di volare.
Non ho mai amato molto il ciclismo, dicevo… ma ora scusate, trasmettono la replica della tappa sul Mortirolo. Devo andare!
Ti interessa acquistare questo titolo? Vai allo store!
Verifica la disponibilità in biblioteca