Lodovica Cima – La voce di carta

Vai alla scheda del libro

La storia di Marianna, alla quale il padre e la madre comunicano una sera di ottobre senza troppi giri di parole che dovrà lasciare la campagna, la famiglia, i due fratelli che adora, per andare a lavorare alla cartiera di Lecco è la prima scena del viaggio attraverso il quale ci conduce Lodovica Cima in “La voce di carta” (Mondadori). Una storia pensata per un pubblico di giovani lettori adolescenti, ma che non manca di trascinare immediatamente con sé anche gli adulti. Sì, perché quello che Marianna, una manciata di anni prima della fine dell’Ottocento, affronta è, come si accennava, un viaggio, ma non solo e non tanto geografico, quanto piuttosto in se stessa, in ciò che era e che diventa, nella realizzazione dei suoi sogni senza che sia una corsa per accaparrarseli, ma come conquista giorno per giorno, consapevolezza per consapevolezza.

È la protagonista stessa a raccontarcela narrandola in prima persona, questa storia, a farcela ascoltare, la voce di quella carta che lei si trova a lavorare prima e sulla quale vuole imparare a scrivere e a leggere poi: è voce ed è anima, che non ha paura di presentarsi alla ragazza sotto le sue forme, la sua preziosità, gli usi che se ne possono fare e che possono diventare oggetto d’amore.

Si apre con Marianna che, nel 1881, affida a una pagina di diario, o forse a una lettera, questa crescita della consapevolezza e della responsabilità, questa strada nella quale la protagonista scoprirà un coraggio e una determinazione pacata eppure diretta che neppure lei pensava di avere. E ogni scoperta è accompagnata da inviti che vengono lanciati non in prima, ma in terza persona, come se a quel racconto del sé si inframezzassero i consigli, i suggerimenti di una voce esterna che può però a sua volta essere anche voce interiore, la parte che diventa grande di una ragazzina che si trova da un momento all’altro a cambiare il suo modo di vivere.

Una storia di amicizie e di invidie, di solitudine travestita da cattiveria, come nel personaggio di Adele, e di amore nella sue forme più diverse, da quello quasi materno di suor Luigia per Marianna, a quello tra Marianna e Giovanni, a quello fraterno che sembra pervadere il rapporto tra la protagonista e Marta, che Marianna protegge proprio come se fosse quel fratellino più piccolo che le manca tanto.

La storia narrata da Lodovica Cima ha anche qualcos’altro che affascina, oltre alla narrazione e alla vicenda in sé: uno stile che sembra seguire le emozioni e i ritmi di vita di Marianna stessa attraverso i luoghi. L’apparente tranquillità del lago che bagna Lecco, sotto il quale però può muoversi qualsiasi cosa, proprio come nell’animo in crescita e trasformazione della ragazzina; il ritmo di Milano con le sue novità, ma anche con una città attraversata da manifestazioni e cortei dei lavoratori che chiedono riduzione dell’orario di lavoro per donne e bambini e dove Marianna si apre a un mondo letterario prima solo sognato grazie alla Contessa che vive circondata da libri.

E il trait d’union alle tappe che accompagnano Marianna è sempre lo stesso: la carta. Intesa come lavoro. Intesa come dono su cui scrivere e dono da cui leggere. E dunque è in qualche modo la voce che accompagna anche la nascita di un libro, oltre che di qualsiasi pagina sulla quale scrivere, quella che Lodovica Cima ci fa ascoltare.

 

Ti interessa acquistare questo titolo? Vai allo store!

Amazon

Feltrinelli

IBS

Mondadori Store



Verifica la disponibilità in biblioteca (SBN – Servizio Bibliotecario Nazionale)

Visualizza la mappa delle biblioteche (Anagrafe Biblioteche Italiane)

Posted in recensioni, recenti