Stefano Mancini – L’enigma del Führer

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Il thriller che non ti aspetti.

Ecco come sento di definire a primo impatto questo romanzo di Stefano Mancini. L’autore ha creato un mistery thriller davvero originale. Nonostante il tema sia trattato in moltissimi libri, ha tirato in ballo una realtà che, mista ad una componente misteriosa, ci regala un’avventura al cardiopalma che catturerà anche i più scettici, fin dalle prime pagine, senza mai mollare la presa.

La narrazione, sempre incalzante, si alterna tra due spazi temporali perfettamente gestiti: gli avvenimenti degli anni 30-40 e quelli del 2020.

Nel passato troviamo il giovanissimo scienziato Günther Klein che racconta, attraverso la stesura di un diario, i primi albori del nazionalsocialismo in Germania, l’influenza che il giovane subisce dal carismatico Hitler, al punto di entrare nelle fila del Partito Nazista e diventare collaboratore principale e stimatissimo dal Führer. Il percorso della sua vita lo porterà a trasferirsi in altro Paese per seguire un progetto segretissimo per conto del Reich.

Nel presente Ethan Cooper, giornalista, si trova coinvolto in un incidente dove un uomo, sbucato improvvisamente sulla strada, si lancia sotto la sua macchina e, in fin di vita, gli lascia due oggetti e un messaggio criptico. Da qui partono le ricerche per scoprire quale eredità l’uomo misterioso gli abbia lasciato. Conoscerà così Kirsten, fisico ex CERN e con lei cercherà di risolvere gli enigmi nelle sue mani.

Un vortice di eventi mozzafiato porterà i due a scoprire cose sempre più sconvolgenti, risolvendo enigmi, decodificando codici cifrati, cercando di scappare da quegli uomini in nero che li seguono e pare vogliano carpire a tutti i costi le loro scoperte. Rischieranno la vita fino all’ultimo per cercare di salvaguardare una scoperta che, se resa pubblica, potrebbe cambiare drasticamente il futuro dell’intera umanità.

Tutti i personaggi, principali e secondari, sono così ben caratterizzati che si crea con essi un’empatia che cresce, pagina dopo pagina. Ethan tra l’altro subirà anche un cambiamento, ci sarà un’evoluzione del personaggio nel corso della storia. L’ironia e la pedanteria di Larry, l’aiutante informatico, spezzano la tensione anche nei momenti più difficili. Mancini crea dialoghi molto semplici, diretti, spesso divertenti, veloci, come veloce è la sua scrittura che corre al ritmo della storia. Ci descrive le atrocità del Reich, i sensi di colpa di chi si è ritrovato coinvolto in una cosa più grande e più orribile di quanto potesse immaginare. Il Buono e il Cattivo sempre a confronto: giusto o sbagliato? Scelte da prendere, legami a cui rinunciare. Coraggio da tirar fuori, a costo della vita. Storie di amore, di amicizia, di odio e potere. Ogni personaggio coinvolto dovrà confrontarsi con tutto questo.

«Siamo quel che siamo. E io non ho rimpianti. Sarei stato ben più infelice se avessi dovuto fingere di essere qualcun altro. Ho fatto delle scelte. E rispondo di quelle. Senza rammarico, se non quello di aver servito una nazione che punisce l’amore e glorifica la violenza.»

Una storia realistica e fantastica insieme, una storia che non ti aspetti. La bravura dell’autore è stata anche quella di inserire un evento fantascientifico, senza creare stravolgimento, come fosse il decorso naturale della vicenda, facendo riferimento ad un presunto incidente aereo misterioso avvenuto nella Foresta Nera nel 1936. Evento basato su documenti e indiscrezioni trapelate nel corso dei decenni, quando alcuni documenti nazisti sono stati desecretati.

Il risultato finale rende merito all’autore per lo studio e il lavoro che evidentemente ci sono stati dietro questo romanzo.

Se poi vi sono piaciute le atmosfere delle spy story stile Ken Follett ai tempi di “Gazze Ladre” o “Il volo del calabrone”, questa lettura fa per voi.

 

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