I fiori di febbraio, riferimento ai fiori che dopo il gelo ritrovano vitalità, è un bellissimo romanzo di formazione in chiave femminile, con protagoniste due studentesse universitarie di Canton, nei primi anni Novanta.
Cheng Ming è una brava ragazza di diciassette anni, dolce, studiosa e responsabile, ma ancora molto ingenua o, se vogliamo, piuttosto sprovveduta.
Miao Yan è la più vecchia laureanda dell’università, con i suo ventiquattro anni. La contraddistinguono una non comune bellezza, prorompente sensualità e carisma ma sopratutto cinismo, egoismo e fragilità. Insomma le due ragazze non potrebbero essere più diverse, ma come poli opposti che si attraggono, il destino le fa incontrare una notte sul tetto dell’edificio scolastico, una notte in cui Ming cura la sua malinconia suonando il violino e Yan la rottura con l’ultimo fidanzato fumando sigarette. Le due per circa un anno saranno legate da un sentimento fortissimo, di attrazione e repulsione, e fra litigate, risate e confidenze più o meno sincere si accompagneranno nel passaggio delicato verso l’età adulta. Un legame morboso che potrebbe essere solo affetto o anche “altro”, ma in un’epoca e in un paese in cui il sesso e l’omosessualità sono ancora tabù infrangibili, alle due fanciulle non è dato capire la vera natura del loro rapporto.
Ming è una acerba adolescente alle prese con un corpo che è destinato suo malgrado a cambiare, anche se lei non ne vorrebbe sapere, che cerca di rifugiarsi in un’eterna fanciullezza rassicurante, perché troppo spaventata da tutta una serie di informazioni che mancano, o sono confuse o che la fanno sentire impreparata o inadeguata.
Yan al contrario è fin troppo spregiudicata e intraprendente ma, benché consapevole della sua sensualità e delle potenzialità delle frecce al suo arco, deve fare i conti con una fragilità che non l’abbandona e con dei sensi di colpa di cui non si riesce a liberare.
I caratteri delle due ragazze sono così opposti perché sono il prodotto di famiglie con esperienze totalmente diverse: figlia unica di intellettuali esiliati in campagna durante la Rivoluzione Culturale per la prima, figlia maggiore di famiglia numerosa appartenente a un’etnia di minoranza con grandi difficoltà di integrazione per la seconda.
Una delle attrattive di quest’opera è che offre la possibilità di gettare uno sguardo su un mondo interessante come quello della Cina in una fase di profonda trasformazione, segnata da grandi contraddizioni fra i fulminei processi di modernizzazione e i non altrettanto veloci processi di emancipazione mentale.
Il romanzo ha struttura circolare, cioè inizia con Ming che dopo la fine del suo matrimonio si trasferisce nel quartiere vicino all’università che aveva frequentato dodici anni prima, all’epoca della sua intensa relazione con l’amica mai dimenticata e di cui ha perduto ogni traccia. Dopo tanto tempo, ormai cresciuta e diventata donna, Ming si reca negli Stati Uniti, a San Francisco, decisa a risolvere quel nodo inesplicabile che si porta nel cuore da sempre e a darsi la possibilità di ritrovare Yan e di farla rientrare nella sua vita.
“Dopo cena vado in autobus fino a Chinatown. Non so se Miao Yan ce l’ha ancora la boutique o se ha lasciato al città, ma non me ne preoccupo. Non diceva che in qualche vita precedente eravamo legate? Se il fato esiste davvero, voglio mettermi nelle sue mani. Lo so che quando ci incontreremo andrà tutto bene: ci racconteremo che cosa abbiamo fatto in questi anni, scherzeremo sull’angoscia e frustrazione che provavo nei suoi confronti, mi racconterà dov’è stata dopo l’università e che progetti ha per il futuro, ci confronteremo sulla perdita dell’innocenza e su quanto è eccitante vivere in un paese nuovo”.
È dunque la perdita dell’innocenza la vera protagonista della storia. Innocenza alla quale si cerca di restare aggrappati disperatamente come eterni Peter Pan o innocenza che si perde nostro malgrado per colpa della crudele imprevedibilità del destino.
In ogni caso l’eleganza e la delicatezza della scrittura di Fan Wu ci rende sopportabile questa perdita inevitabile che, chi prima chi dopo, ci riguarda tutti.
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