Le parole sono importanti molto più di quanto ciascuno di noi creda o immagini. Le parole sono la prima fonte di comunicazione fra gli esseri umani da un numero così elevato di anni da perdersi nella notte dei tempi. Non importa che lavoro facciamo – scrittori, comunicatori, docenti, traduttori o semplici esseri umani preda della curiosità di sapere e dunque lieti di interrogarci un po’ su tutto – resta il fatto che le parole, scritte o pronunciate, hanno un peso, lasciano un segno, possono curare o ferire, legare o sciogliere, dare o meno di ciascuno di noi un’immagine precisa o contraffatta. Le parole possono ingannare o intossicare chi le ascolta, possono convincere, trascinare, allontanare, possono persino farci innamorare di qualcuno che poi magari si rivelerà indegno.
Di conseguenza – questo il messaggio di Marco Balzano il quale, prima di essere un eccellente scrittore nonché vincitore del premio Strega per il 2019 con Resto qui (scheda | recensione), è un insegnante – è di grande utilità e interesse conoscere l’etimologia e dunque il senso e il significato vero e profondo delle parole che usiamo. Quelle che Balzano ha scelto per scrivere questo piccolo, ma delizioso e ricchissimo saggio, non sono parole difficili o complesse. Sono parole che usiamo ogni giorno, che fanno parte del linguaggio condiviso da tutti noi. E sono solo dieci: divertente, confine, felicità, social, memoria, scuola, contento, fiducia, parola, resistenza. Per ciascuna di loro lo scrittore ci racconta origine, storia, significati – spesso più d’uno – aneddoti, servendosi di autori e testi fondanti per la cultura italiana ed europea.
Nella bella introduzione Balzano dice:
“Quando ci raccontano un’etimologia, qualcuno ci svela cosa c’è dentro la parola e da semplice referente la trasforma in un mondo da esplorare, un mondo pieno di elementi che erano sotto i nostri occhi, ma che non avevamo mai notato. Proviamo un entusiasmo immediato perché riconosciamo qualcosa che non sapevamo di sapere.”
Così scopriamo, ad esempio, che la parola ‘divertente’ viene dal latino de-verto, dove ‘de’ ha funzione di allontanamento e ‘verto’ significa girare, allontanarsi. Anche la parola ‘divorzio’ nasce da questo etimo. Sta di fatto che il divertente ci ‘diverte’ perché il suo modo di raccontare una storia non segue i percorsi battuti dai più, sceglie invece una via alternativa (che si allontana dai sentieri noti) allo scopo di ‘disinnescare il pathos e allentare la tensione’. O ancora che la parola felicità viene dall’aggettivo latino felix che ha la stessa radice di fecundus, termine riferito alla capacità di generare anche in campo agricolo (generare frutti). Infatti la dea Felicitas portava frutti, ricchezza e abbondanza e veniva rappresentata con una cornucopia fra le braccia. Leggendo più avanti al termine Fiducia scopriamo che Fides è il sostantivo di credo e poiché la radice dei due nomi è diversa, Balzano ci spiega che il loro accostamento è avvenuto per ragioni storiche e religiose. Da Fides, fede, nasce la fiducia, l’affidarsi all’altro, ma mentre la fede è un atto dogmatico, la fiducia resta un atto sospeso, legato non solo a noi, ma soprattutto a colui o colei nei quali riponiamo la nostra fiducia, appunto.
Dieci semplici parole da leggere e studiare con attenzione mentre davanti ai nostri occhi si spalanca un mondo nuovo e nasce in noi – in me di sicuro – la voglia di saperne di più, nella serena certezza che l’etimologia è una disciplina, o se preferite una scienza, empirica poiché ancora oggi il mistero che avvolge la mancanza di una perfetta coincidenza fra cose e parole resta irrisolto. Un piccolo meraviglioso libro questo di Balzano, da leggere e rileggere non dimenticando anche la ricca bibliografia che l’autore ha utilizzato per comporlo.
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