[…] Se fosse tuo figlio oggi saresti a lutto,
anche a rischio di odiare il mondo,
i porti pieni di navi attraccate,
e chi le tiene ferme e lontane,
e chi nel frattempo
sostituisce le urla
con acqua di mare […]
S. Guttilla
Ci sono libri difficili, molto difficili da leggere. Non sono ostici, si comprendono benissimo. Non hanno un linguaggio molto elaborato o vocaboli desueti ma parlano una lingua comprensibile a ciascuno di noi. La loro difficoltà è insita nell’argomento che trattano: il terrore. I lettori amano aver paura, specialmente quando questa paura è racchiusa nella trama di un buon libro e magari è un sentimento lontano, che non ci appartiene. Ci sono romanzi distopici in cui il disagio che il lettore prova è limitato dal fatto che si tratti di fiction, pura fantasia. Si, magari ci danno una prospettiva di cosa potrebbe succedere (catastrofi ambientali ad esempio, l’umanità che viene attaccata dai robot, …) ma chi legge è rassicurato da quello scudo che crea la finzione. Ci sono le tragedie storiche (tutti i libri scritti sull’Olocausto non si contano neanche più): l’orrore che proviamo di fronte a tanto scempio ed efferatezza è immenso. Ma è distante da noi, è nel passato. E’ accaduto e non accadrà più, ci rassicuriamo tra noi.
Poi ci sono il libri, come Se fosse tuo figlio di Nicolò Govoni per Rizzoli, e capisci che non tutti i libri possono essere recensiti. O almeno, non possono esserlo nel termine tecnico. Se recensire vuol dire “dare un parere critico sotto forma di articolo ad un testo letterario” con questo libro mi rifiuto di farlo. Non posso scrivere “leggete/non leggete questo libro” perché lo stile dell’autore, la cura delle scelte editoriali della casa editrice e altre sciocchezze simili. Né tantomeno posso e voglio raccontarvi la trama perché la trama è ORA. L’orrore da cui scaturisce la difficoltà di leggere questo libro è la cattiveria umana di quanto sta accadendo in questo momento, ogni giorno, di ogni mese, di ogni anno degli ultimi dieci, sotto i nostri occhi: la guerra in Siria, i profughi che scappano per non morire e che muoiono mentre cercano di raggiungere dei Paesi che non li vorrebbero. La vita negli hotspot, i campi di accoglienza che le Organizzazioni Umanitarie mettono a disposizione per questa povera gente: un inferno a cielo aperto, in cui le condizioni igieniche precarie e le brutture con cui la vita ha messo a dura prova i poveri sopravvissuti non sono altro che un perpetuarsi della violenza da cui sono scappati.
Tutto questo, Nicolò, giovane volontario (è del 1993 ed è volontario da quando ha vent’anni) dell’hotspot di Samos, ce lo racconta in “Se fosse tuo figlio”. Senza giri di parole, mezze frasi o giri di parole che renderebbero la realtà meno crudele conosciamo la vita dei bambini del campo e delle loro famiglie, assaporiamo i pochi momenti di spensieratezza che Nicolò e i suoi colleghi regalano a questi bambini senza riuscirci, purtroppo, del tutto. La Guerra e la devastazione, la morte dei tuoi genitori, i mesi di prigione, le botte, la fame, le bombe resteranno per sempre negli occhi di questi bambini. Nicolò e i suoi amici decidono di dare a questi bambini ore di speranza ogni giorno, assemblando con tanta fatica e pazienza una classe di bambini di etnie diverse, ma tutti con lo stesso sguardo: un misto di odio e paura che fa venire i brividi.
Potrei dirvi mille motivi per cui dovreste comprarlo, potrei iniziare con la solita polemica su quanto i nostri figli abbiano in confronto a chi ha perso tutto, su come ogni volta che un Governo respinge dei migranti sta contribuendo alla loro condanna a morte, di quanto siamo inutili con le nostre parole vuote se paragonate ai fatti di un ragazzo che vive per gli altri, di come solo la cultura e l’istruzione potranno salvare questi bambini dalla fine, di quanto dovremmo sentirci miserabili ogni qual volta leggiamo di persone così mentre ci lamentiamo di futilità attorno a cui ruota la nostra vita.
Vi esorto invece ad acquistarlo, leggerlo e regalarlo perché la verità deve essere conosciuta da tutti e perché Nicolò, che sostiene progetti che sembrano fin troppo grandi per un ragazzo così giovane, con i proventi derivati dalla vendita del romanzo, costruirà una scuola per bambini profughi in Turchia.
Se non possiamo far finire il Male, almeno possiamo contribuire a far del Bene.
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