Mi hanno presentato Rocco Campochiaro, in un caldo pomeriggio durante il Salone del Libro di Torino nel 2018, nella sua divisa, sguardo fiero per il suo piccolo gioiello tra le mani, contornato da istituzioni che si complimentavano con lui per il successo di quel piccolo libro che splendeva nel titolo Una notte al centralino. Portai a casa quelle 100 pagine con la promessa di leggerlo in breve tempo: ne parlavano tutti così bene. Non so come, ma siamo arrivati ad oggi e quel libro era rimansto chiuso; ho sempre seguito i post che l’autore lasciava sulle sue pagine Facebook meravigliata di quella scrittura netta, tagliente, ma piena di poesia. Ho rivisto Rocco Campochiaro per parlare di libri, per conoscerci fuori da pagine scritte, per capire cosa potrebbe essere una presentazione con lui e il suo manoscritto. Sempre la stessa persona di un anno prima, sguardo fiero, risoluto, deciso, come la sua penna e forse come il suo cuore che ha raccontato nel suo libro, questa volta mancava la divisa. Quella divisa che spesso mette un muro anche quando conosci alla perfezione chi la indossa, quella divisa che può raccontare una vita, ma che non ti lascia spazio per vedere il cuore, che non ti lascia passare oltre alle sue maglie di istituzione.
Il libro di Rocco Campochiaro è così: non aspettatevi di trovare un racconto di quelle ore che un poliziotto svolge all’interno di un centralino durante il turno di notte, e non pensate di trovare un storia romanzata di una centrale di polizia; nello scritto dell’autore troverete lui, la sua vita, le sue emozioni, la sua voglia di vivere e sognare che solo un turno di notte ti mette davanti. Le ore più buie, più noiose se vogliamo, quelle che sono più difficili da far passare, sono invece per l’autore un viaggio, una dimostrazione che dietro a una semplice divisa ci sono emozioni, e persone vere.
Un libro che parla di lui, dei suoi figli, dell’amore per una donna, della sua famiglia, delle sue amicizie più vere, che in passaggi scritti con maestria ti portano a pensare di danzare in una poesia.
Non voglio raccontarvi di più, leggetelo, non vi pentirete: come sempre Luoghi di Libri sostiene che leggere è un viaggio, e questo lo è stato tra i colori più vivi che un’estate può portare.
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