Zaccaria Argenti, Zac per gli amici, di amici non ne ha. O almeno questo è quel che pare dalle prime pagine nelle quali Carlo De Filippis ce lo presenta. Un quarantenne bello e aitante, proveniente da ricca famiglia di imprenditori lombardi, a cui butta proprio male: il destino gli ha giocato un brutto tiro e non ricorda dettagli essenziali per riprendere in mano la propria vita.
Questo moderno Mattia Pascal che ha venduto la propria identità all’oblio, non vuole diventare altro da sé e cerca di riprendersi il proprio passato fatto di azione, casi da risolvere, colleghi con cui discutere e collaborare e una donna da amare. L’amore sarà proprio la chiave di volta con cui l’ispettore, scettico per natura, riuscirà a risolvere il caso più difficile della sua carriera. Tanto difficile quanto surreale, dal momento che la dimensione in cui Argenti riceve le informazioni per risolverlo è il sogno. Sogni o incubi, potrebbe controbattere il lettore attento. E in effetti così è. I fan di De Filippis, abituati al rigore del commissario Vivacqua, dovranno per forza cambiare prospettiva perché Zac Argenti è ben diverso dal collega. Anzi, pensandoci bene, se mai si incontrassero (e nella mia immaginazione è già successo) farebbero a botte.
D’altronde è giusto percorrere anche sentieri non battuti e l’autore lo fa magistralmente in queste quattrocento pagine, lasciando il lettore sul baratro tra la certezza empirica dei fatti e la stuzzicante curiosità del paranormale.
Argenti non è l’unica storia presente all’interno del romanzo, anzi direi fa a tratti da cornice alle vite di altri protagonisti che si muovono, come su una pericolosa scacchiera, tra la collina dietro la Gran Madre e il centro città dei caffè storici (Platti, per citarne uno). Il nostro commissario non si muove nella periferia di Vivacqua, ma questa volta la malvagità gli giunge da altrove, da luoghi in cui non è detto che il potere del denaro riesca a cancellare la fame di amore o accettazione sociale. Ne sanno qualcosa Petra e Andrea, come pure i coniugi Antonioli, Matteo e la stessa Colette col cugino Andy. Aspettative disilluse e rabbia repressa scateneranno una serie di eventi che porteranno ad un’insaziabile sete di vendetta e autodistruzione e ad un’energia che sparpaglierà le carte in tavola e le rimescolerà per le prime 350 pagine.
Cari colleghi lettori siate pronti a lasciarvi sorprendere, a restare col fiato sospeso fino all’ultimo e ancora dopo quando, a “caso risolto”, vi domanderete come abbia fatto l’autore a rimettere al proprio posto ogni tessera minuscola di questo intricatissimo puzzle!
Insomma, anche questa volta mi vien da dire, che il dono De Filippis lo abbia fatto a noi 🙂
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