In Rien ne va plus di Antonio Manzini ritroviamo gran parte dei personaggi – innocenti, colpevoli o coinvolti a vario titolo – del precedente libro Fate il vostro gioco. A cominciare dal vicequestore Rocco Schiavone, per proseguire con l’inseparabile cucciola Lupa, il giovanissimo vicino di casa Gabriele e la madre Cecilia e la squadra ormai priva della bella Caterina, sul cui destino e reali motivi del tradimento qualcosa si saprà nel corso della storia.
Tutto inizia con la scomparsa di un furgone blindato portavalori, partito dal Casinò di Saint-Vincent secondo i tempi e le modalità previste, con tre milioni di euro a bordo e diretto alla banca Carige di Aosta. E parliamo di una scomparsa letterale, non metaforica! Il furgone infatti sembra svanito nel nulla più assoluto. Il successivo ritrovamento di Enrico Manetti, una delle due guardie giurate della società Assovalue proprietaria del blindato, stordito e mezzo assiderato nel bel mezzo della Valsavaranche, chiarirà solo in parte il mistero. Di sicuro in modo poco soddisfacente per Schiavone il quale si chiede, ora più che mai, se la sparizione del blindato non sia da collegarsi all’omicidio di Romano Favre, ispettore di gioco in pensione del Casinò, caso ufficialmente chiuso con l’arresto del presunto colpevole Arturo Michelini.
E come se gli intrighi del Casinò, il clima impervio di Aosta e i problemi dei vicini Cecilia e Gabriele non bastassero, sulla testa di Schiavone aleggia il peggior fantasma del suo passato: Luigi Baiocchi, l’assassino di sua moglie Marina, l’uomo al quale lo stesso Schiavone ha sparato per vendetta. Il fratello di Baiocchi, Enzo, diventato collaboratore di giustizia, sostiene infatti di sapere dove è sepolto il corpo di Luigi e Schiavone sa bene che, se questo venisse davvero trovato e riesumato, la pallottola lo accuserebbe senza possibilità di errore. Dividendosi fra Roma, dove gli amici di un tempo Furio e Brizio si sforzano di aiutarlo, e Aosta, dove la squadra si sta facendo in quattro per chiudere il caso del furgone scomparso e capire cosa in realtà si celi dietro quel crimine, Schiavone inizia una corsa a perdifiato contro il tempo nella speranza di non soccombere a un destino che lo vedrebbe dietro le sbarre:
Scappare non è difficile, ritirarsi sì. Una ritirata non ha colore, è solo grigio senza fine, una strada d’asfalto vuota che non porta in nessun luogo. È una sconfitta senza possibilità di ritorno.
Con consumata abilità, Manzini non molla mai la presa sui propri lettori e smorza la tragicità della narrazione principale con una serie di gustosi contrappunti che vedono da un lato l’agente Casella, scapolo e solo, alle prese con una disperata passione per la vicina di casa Eugenia e dall’altro il medico legale Fumagalli coinvolto suo malgrado, o forse no, con la travolgente energia del sostituto Michela Gambino.
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