Cristina Cassar Scalia – Sabbia nera

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Voi non ci crederete ma spero a breve di leggere il prosieguo di questo libro, con un finale apertissimo e che mi ha fatto amare la protagonista come non mai.

Vi sto parlando di un poliziesco, molto ben strutturato, e con un Commissario donna che per la prima volta dopo molto tempo mi lascia con la bocca aperta e che non ho potuto non amare: Vanina Guarrasi per gli amici, Giovanna Guarrasi per i restanti.

Ambientato tra Palermo e Catania, Vanina avrà per le mani il suo caso da risolvere il cui omicidio è datato cinquantasette anni prima e non sarà facile scoprire l’assassino. Ma non è tutto, Vanina dovrà affrontare anche il suo passato, un passato non facile, legato a Palermo, alla lotta alla camorra, a tutto l’insieme che ci porterà a pensare a Borsellino e Falcone, e che nel piccolo e nel grande ha toccato anche la sua giovane età. La paura di perdita continua per mano della mafia delle persone che le sono più a stretto contatto. Ecco a cosa sarà dovuta la sua fuga da Palermo, prima a Milano e poi a Catania, dove svolgerà un ruolo di vicequestore della Mobile di Catania.

Durante le ricerche dell’assassino Vanina ci farà conoscere la Sicilia che purtroppo vediamo nel retro della medaglia: da una parte una regione meravigliosa, piena di storia, piena di sfaccettuature interessanti, con i suoi abitanti, i dialetti e i modi di dire differenti da una città all’altra, i dolci contesi nei vari paesi, dall’altra una regione dove il pizzo, la mafia, le famiglie clan, l’andrangheta la fanno da padroni. E’ la fotografia reale in una storia di pura fantasia.

I personaggi della squadra sono tutti ben amalgamati, creano una gran bella struttura al libro senza mai perdersi; poi abbiamo il “club vecchietti” di cui Vanina avrà bisogno per riportare alla luce, oltre ai rapporti dei colleghi, tutto quello che è successo cinquantasette anni prima, e che vecchietti signori! Anche qui l’autrice usa una maestria tutta sua per farci conoscere un tessuto sociale dove tutti sanno tutto, dove i salotti buoni andavano dalle sarta per farsi confezionare i vestiti, ma dove raccontavano tutti i spettegolezzi dell’alta società di allora.

La scrittura è sempre molto fluida, nonostante qualche intermezzo dialettale, che rende il racconto ancora più piacevole. Tanti lo confronteranno con Camilleri e il pilastro Montalbano, io non lo farò, nel mio piccolo essere lettrice li lo trovati simili ma non accostabili: Montalbano mi ha preso il cuore in un modo, Vanina in tutt’altro. Sarà perchè è donna, sarà perchè è tenace, sarà perchè è combattiva. Questa volta è veramente stata dura chiudere il libro e lasciare andare la storia.

Leggetelo non vi deluderà.

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