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E’ qualche mese che seguo le letture condivise che propone il gruppo “I thriller di Edvige” di ValeLanino e per questo mese ci siamo tuffati nel libro di Ilaria Tuti – Fiori sopra l’inferno.
Parliamo di thriller e parliamo di primo libro dell’autrice (come romanzo, perché è successivo a libri di racconti, già pubblicati). Sono tornata in mezzo alle montagne, le montagne del Friuli che l’autrice cela dietro nomi di luoghi di fantasia, ma che da dettagli e come riporta nel suo epilogo definisce come la sua terra, quella in cui è nata e vissuta.
La Tuti ha una descrizione dei luoghi che è così sublime da esserne completamente avvolti: leggendo si ha la sensazione di essere in quella foresta, in mezzo alla neve, con quei rumori, con quei suoni, con quei profumi. Si è trasportati direttamente sulla scena, la mente immagina esattamente quello che lei sta descrivendo. Il paese di Tavernì, con i suoi abitanti, con il suo abitato, arroccato ai piedi delle montagne al confine con la foresta, protetto dalle cime innevate.
Altro punto di forza del libro sono i personaggi; il commissario Teresa Battaglia: mi ha ricordato in certi tratti il Commissario Pedra Delicado, una donna forte che, in quanto donna, riesce comunque per il ruolo che ricopre a farsi rispettare. Una donna combattiva, che non si piega all’avanzare della sua malattia che le provoca disagi, ma non si arrende, cerca sempre un modo per lottare. L’ispettore Marini, impacciato e pasticcione all’inizio del racconto, diventa pagina dopo pagina una valida spalla per il commissario e per la risoluzione del caso. Il gruppo: definito come gruppo di persone, troviamo il gruppo dei bambini e il gruppo degli abitanti di un paese. La scrittrice fa risaltare in tutti e due i casi con maestria le dinamiche del gruppo: gli abitanti del paese, essendo un piccolo centro abitato, nascondono segreti, si spalleggiano, si difendono, si percepisce la coesione, in questo caso ostacolando persino le indagini; per il gruppo dei bambini è bravissima a portare alla luce le dinamiche di gruppo, un leader, uno per tutti tutti per uno, la difesa del branco da parte del più grande e più maturo. Un gran bel lavoro.
Ho apprezzato molto il tema della maternità, sia dal punto di vista della mamma con figli, sia della mamma senza figli, tema non facile da sviluppare all’interno di un thriller.
Interessante tutto lo studio svolto sugli esperimenti svolti nel 1978 da un orfanotrofio austriaco sui bambini: i bambini ospitati nella struttura, pur essendo nutriti, vengono privati di ogni tipo di affetto con conseguenze devastanti. Il punto di partenza è costituito dagli studi psicologici del dottor René Spitz, parte integrante del racconto.
La storia, nota più dolente, è un po’ piatta, con qualche buco, a tratti un po’ nebulosa quasi da sconfinare nel fantasy. Le descrizioni infinite in certi momenti quasi a voler nascondere e confondere sulla trama togliendo alla storia della suspance che ne farebbe un ottimo thriller.
E’ un primo libro, Teresa Battaglia, Massimo Marini e Ilaria Tuti hanno tanta strada davanti a loro. Sono su un ottimo sentiero, e sono convinta che il prossimo sarà ancora meglio del primo.
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